Perché ri-partire?

Volontari in Missione 2012



"Perché ri-partire?"



Di profonda crisi, di profondo malessere: questa e' la prima immagine, che mi si e' fissata negli occhi, come un pugno, qualche mese fa', dopo pochissimi giorni dall'essere "sbarcato" da un'altro Mondo, dal rientro dall'Africa.

Quegli stessi miei occhi, che avevano visto donne, uomini e bambini stremati da malattie e malnutrizione, segnati, nel volto, da sfregi e piaghe - eppure sorridenti e gioiosi verso la vita - ora si stupivano nel vedere dei volti incattiviti, insofferenti, cupi. Erano-sono, i volti di donne, uomini e bambini, benestanti occidentali. Quell'immagine, mi ha accompagnato, e si e' rafforzata, in tutti questi mesi. Quell'immagine mi assilla.

Perche' questo malessere profondo? Un malessere che intacca sopratutto le donne, che invece dovrebbero essere piu' positive e piu' proiettate verso il futuro, proprio per quel loro dono, quella loro specificita' straordinaria e meravigliosa, di procreare altra vita.

Perche' sempre piu' disorientamento? E sempre meno gioia e sorrisi, anche nei bimbi? Forse perche' sono proprio le donne, ed i bimbi, perche' piu' sensibili, a pagare il prezzo piu' alto, di questo continuo correre senza meta, di questo continuo correre senza un senso. Forse perche' sono soprattutto le donne ed i bambini, a pagare i tributi piu' onerosi, ad una societa' che offre poche tutele: sul lavoro, sulla protezione sociale e welfare (poche tutele per le mamme che lavorano, pochi asili nido, poco verde per i bimbi).

Certo e' che qui, in questo occidente, ci vedo un malessere profondo, un malessere piu' subdolo e peggiore di quello che devono affrontare popolazioni afflite da malattie endemiche e poverta'. E' un malessere che intacca e mina alla radice, il senso stesso di collettivita' e comunita', che intacca il nostro stesso senso dello stare insieme, del relazionarci.

Mesi fa', da uno dei posti piu' poveri del Pianeta, scrissi che mi pareva di aver intuito, di come la condivisione, sia la vera essenza del vivere. Un'armoniosa condivisione con i propri simili, e con la natura: una natura, che in quei posti e' ancora, per il momento, viva, forte, rigogliosa. Una natura dura, che sa' anche essere spietata: ed anche di questo, pare, ce ne siamo dimenticati, e di questo se n'e' dimenticato anche quell'ambientalismo intellettuale, pensato nei distinti loft dei centri delle grandi citta' occidentali.

Ma la natura non e' ne benevola, ne' malevola: piuttosto e' l'uomo a doversi assoggettare, a dover trovare un rapporto vivo, equilibrato ed armonioso con essa. Credo che parte del malessere dell'uomo moderno, occidentale, derivi anche da questo: da un rapporto sbagliato o, peggio, inesistente, con la natura. Passiamo tanta parte delle nostre vite in luoghi artificiosi: chiusi in macchine, imbottigliati nel traffico, chiusi in uffici angusti ed impersonali, in noiose palestre.

L'Africa e' dura, difficile, pericolosa, ma e' anche un'insegnante, un'insegnante supremo, cosi come lo e' la sua natura, ancora incontaminata, primordiale. L'Africa e' totalizzante, e' riappacificante: perche' un rapporto equilibrato con la natura, piu' di qualsiasi altra cosa, e' sempre, per l'uomo, fonte di un'equilibrio profondo e totale.

Non partiamo per fare gli eroi, e tantomeno per cambiare il Mondo; piuttosto, e' la missione a cambiarti, e lo fa' con una profondita' tale, da permetterti di vedere, ogni cosa, con occhi differenti, con occhi piu' lucidi. In fin dei conti, forse, e piu' banalmente, ripartiamo per egoismo: perche' abbiamo bisogno di provare quella verita' che scaturisce dalla condivisione con gli ultimi, e ripartiamo, soprattutto, per riabbracciare quella grande gioia che "smuove" il Mondo, quella grande gioia che da' un senso vero alla vita, quella gioia che pare essere scomparsa dalle nostre frenetiche vite "occidentali".

                                                                                                                                                 Giuseppe Mantegazza


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