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Bambini di strada





Bambini di strada





Si sente parlare di Etiopia, solitamente, per le tensioni con l’Eritrea. Ma non si parla mai dei suoi bambini di strada.

Addis Ababa, il nuovo fiore, conta oggi una popolazione di 2,7 milioni di abitanti. E’ una città in fermento ed in continua espansione. Dalle campagne circostanti c’è un afflusso continuo di disperati che sperano di trovare in città una sistemazione ed un lavoro. Quasi sempre è un’illusione. Intanto stime non ufficiali parlano di almeno 60.000 bambini di strada.

A Soddo ci sono oltre 2000 street children. Sono bambini che per ragioni diverse vivono per la strada cercando giornalmente di sopravvivere. Le cause di abbandono di questi bambini sono varie: morte dei genitori, fuga dalla famiglia per trovare la sussistenza che la famiglia stessa non può offrire, rifiuto da parte del padre o della madre in occasione di un nuovo matrimonio, gravi malattie che causano il loro allontanamento. I bambini di strada possiedono solo quello che indossano, dormono sotto le verande dei negozi o, durante la stagione delle piogge, nelle grandi tubature delle rare fogne. Cercano di sopravvivere procurandosi ogni giorno qualcosa da mangiare, rubando o vendendo al mercato quello che trovano per strada (per loro anche una bottiglia vuota di plastica ha un grande valore), facendo piccoli lavori come vendere i famosi “brush” (stecchini di eucalipto per pulire i denti), curando gli animali, scaricando camion o andando a prendere l’acqua alle sorgenti, spesso distanti chilometri. I più fortunati hanno solo una delle 4 malattie tipiche della zona (malaria,tifo,tbc e hiv) e nessuno di loro frequenta la scuola. 

Tiziana ed Enrico durante la loro esperienza di volontariato a Soddo, hanno toccato con mano questa realtà visitando con frate Aklilu il Centro recupero bambini di strada della Missione Cattolica, sulla collina di Golla. La struttura è gestita da Marcella, educatrice di grande esperienza internazionale, che si avvale della preziosa collaborazione di Asmalash Ayza, soprannominato Busajo. Lo stesso Busajo era un ragazzo di strada; adesso è una specie di fratello maggiore che avvicina i bambini, risolve i problemi burocratici con le famiglie, si prende cura di loro, li rimprovera, li incoraggia. Non a caso il suo nome in amarico significa “colui che vede tutto”. Insieme hanno avviato il progetto Smiling Children Town le cui modalità di intervento non sono la beneficenza ma in primo luogo l’educazione e la formazione delle giovani generazioni, dando loro le basi culturali e insegnando loro dei mestieri che possano, in futuro, renderli autosufficenti. Nel progetto sono coinvolti 200 bambini, di cui oltre 100 a tempo pieno.

“Se sei a terra non strisciare mai
se ti diranno sei finito... non ci credere
devi contare solo su di te
uno su mille ce la fa
ma quanto è dura la salita
in gioco c’è la vita”
(Gianni Morandi)

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