Giuseppe in Etiopia

Giuseppe dal
Sud dell'Etiopia


Appunti di missione - 8

Ho camminato...



Scrivo da Arba Minch, dove mi trovo adesso, esattamente dalla stessa veranda dell'hotel (ora qui funziona il wi-fi), in cui soggiornò il grande scrittore Kapuscinski. Stò ammirando lo straordinario tramonto sui laghi Abaya e Chamo, sulla Rift Valley... e sto' pensando al cammino...

A quello dell'uomo, iniziato proprio qui, milioni di anni fà, ed al mio personale: un cammino a volte appesantito, a volte leggero, spesso solitario, lontano da conquiste di sorta. Un cammino tenace, inquieto... che non ha mai permesso che mi omologassi troppo.

Essere riuscito a salvaguardare dignità ed autenticità, senza cedere troppo ad un conformismo che appiattisce: questo, mi pare, il mio più importante obbiettivo.

Ho camminato al fianco di poveri uomini, vittime sacrificali, sotto muri artificiali, costruiti da carnefici e vanitosi, in guerra e bellicosi.

Ho camminato al fianco di madri appesantite da fascine raccolte in giungle africane, da bruciare per i propri piccoli da scaldare.

Ho camminato, come un elemosiniere, al fianco di bimbi scalzi, in me confidenti, ovunque sorridenti.

Ho camminato su terre rosse selvagge, sui campi imbruniti d'autunno, su manti invernali silenziosi ed innevati.

Ho camminato al sorgere del sole assicurato alle spalle di mio padre, sotto il sole d'Agosto stretto alla sottana di mia madre, lavandaia alla fontana, in una valle lontana.

Ho camminato all'imbrunire, in cerca di un amore da ridire.

Ho camminato come un padre, cercando una rotta sicura.

Ho camminato come un figlio, seguendo orme calcate dai giganti che mi han preceduto, ho camminato sentendo lieve lo spirito.

Ho lasciato tracce  sul mio sentiero, ho trovato traccia su ogni terra calpestata, in ogni rigore di padre, in ogni sguardo di grazia di madre, in ogni innocenza di bambino.

Ho trovato più tracce di misericordia e di amore, che tracce di odio e di rancore.

Raccolgo speranza, certezza che nulla e' vano, che val la pena partire, per poi tornare e ripartire, aprendo nuove tracce, custodendo quelle nuove che troverò su sentieri ripidi e duri, per costruire ponti che sorvolino i muri.

Giuseppe Luca

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