Vietato lamentarsi
“Vietato lamentarsi”: dice così il cartello che papa Francesco ha fatto affiggere qualche tempo fa sulla porta del suo appartamento a Santa Marta.
Sul cartello, oltre all’invito a non lamentarsi, si legge che “i trasgressori sono soggetti ad una sindrome di vittimismo con conseguente abbassamento del tono dell’umore e della capacità di risolvere i problemi” e che “la misura della sanzione è raddoppiata qualora la violazione sia commessa in presenza di bambini. Per diventare il meglio di sé bisogna concentrarsi sulle proprie potenzialità e non sui propri limiti. Quindi: smettila di lamentarti e agisci per cambiare in meglio la tua vita”.
Se Francesco ha deciso di appendere il cartello vuol dire che non poche persone vanno da lui a lamentarsi di qualcosa.
Perché in Italia lo sport più praticato non è il calcio ma il lamento.
C’è chi si laurea in lamentologia e ottiene voti alti perché si lamenta di tutto, anche se non c’è un motivo valido. Il lamento è un’abitudine e spesso non è legato a determinate circostanze. Se siamo abituati a lamentarci lo faremo sempre. Se c’è il sole ci lamentiamo perché sudiamo, se non c’è ci lamentiamo per la pioggia...
Chi è abituato a lamentarsi lo fa automaticamente, perché è entrato in una sorta di cappa vittimistica... se perdiamo tempo a lamentarci, quel tempo lo sottraiamo alla ricerca delle soluzioni per migliorare la nostra vita.
Quindi dobbiamo cambiare sport: dallo sport del lamento a quello delle soluzioni. Trovare soluzioni insieme per vivere meglio.
(da “Vietato lamentarsi” di Aldo Maria Valli - Il Messaggero di Sant’Antonio )