Un paio di scarpette rosse


 

Tutti zitti: il silenzio è

una cura

  

 

Il rumore non si può imporre sul rumore, il silenzio sì” diceva Mahatma Gandhi.

E lui di silenzio era un esperto: lo praticava un giorno a settimana, ogni lunedì. Lo considerava un appuntamento di purificazione energetica e un esercizio di presenza.

Tuttavia, niente sembra più lontano dalla vita attuale: la facilità delle comunicazioni ha reso più rapidi i tempi di relazione, ma presto il mezzo è stato scambiato con il fine. Social, internet, telefoni cellulari, secondo gli esperti di neuroscienze, sono diventati oggetto di vere e proprie dipendenze. Il risultato sono ansie da iper reazione, attenzione frammentata, la sensazione di esistere solo in quanto si dice la propria e si è visibili. Un grande brusio per evitare il silenzio interiore.

Kankya Tanner, monaca zen che vive nei boschi dell’Alsazia, propone di portare un po’ di silenzio sempre con sé. Ci spiega che il silenzio non è assenza di rumore: è una forma di ascolto e di attenzione e richiede concentrazione.

I benefici vanno dal benessere personale, a quello sociale fino alla pace nel mondo, perché “gli stati dell’essere sono contagiosi e i silenziosi - che si astengono dal reagire - sono i santi del XXI secolo”.

L’ostacolo peggiore da affrontare lo aveva individuato già Blaise Pascal: “Tutta l’infelicità umana - scriveva - deriva da una sola cosa: l’incapacità di starsene tranquilli in una stanza”.

Così oggi è cosa sempre più rara poter semplicemente vivere: bisogna contemporaneamente twittare l’istante, fotografarlo, condividerlo. Evitare ogni disagio o solitudine interiore riempiendola.

Proponiamoci allora il silenzio: non sarà subito facile uscire dalle abitudini che hanno tracciato solchi. Serve determinazione, esercizio e ripetizione. Ma il silenzio è una conquista alla portata di tutti e i suoi doni cambiano la vita.

(Giulia Calligaro da “Io donna” del 2 dicembre 2017)

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