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PRINCIPALE

Maria Regina Canale




Le regole per la beneficenza

 

 

 

In un mondo che ci bersaglia di notizie e di richieste in tutti i modi possibili e immaginabili, veniamo spesso spronati a fare beneficenza con vari mezzi e per conseguire altrettanti scopi.

Pensiamo sia necessario fare un po’ di chiarezza.

Ogni volta che veniamo invitati a donare dovremmo attenerci a quattro semplici regole:

1 - Metterci nei panni degli altri;

2 - Cominciare dalle piccole cose;

3 - Verificare i progetti prima di donare;

4 - Fare buon uso delle risorse.

In effetti sembra facile definire la serietà degli Enti e delle Associazioni che vengono a bussare ai nostri portafogli, tutti annunciano fini più che validi e promoter attendibili ma a volte però, purtroppo, dietro intenti che sembrano onesti, si nascondono inganni.

Sta a noi decidere a chi dare fiducia dopo una attenta valutazione e riflessione. Può aiutare seguire le regole sopra ricordate.

Ma soprattutto ricordiamo che fare beneficenza, fare volontariato, spendersi un po’ per gli altri, ci arricchisce e ci dona serenità, solo facciamolo con cognizione di causa per non incappare in delusioni e tranelli.

Cose da sapere sull'Eritrea

 


Cose da sapere sull'Eritrea

 

 


Sono al primo posto dell’emergenza migrazione, gli eritrei, un Paese  da cui si continua a fuggire senza tregua, a migliaia, ogni mese. Ma da cosa stanno fuggendo queste persone?

I numeri
Circa cinquemila persone ogni mese fuggono dall’Eritrea che, secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità conta una popolazione di 6.333.000 abitanti. Secondo l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni, gli eritrei sono la popolazione più numerosa ad essere sbarcata sulle coste italiane seguiti dai Somali, Nigeriani, Siriani, Gambesi e Senegalesi. Secondo l’ UNHCR  solo nel 2014, i rifugiati eritrei erano 357.406. Di questi, centomila si trovavano in Sudan e circa altri 100mila in Etiopia.

Perché così tanti eritrei fuggono
Da anni gli eritrei lasciano il Paese per sottrarsi al regime del dittatore Isaias Afwerki. Più recentemente le fughe sono aumentate con l’intensificarsi della leva obbligatoria a tempo indefinito. Il rapporto dell’Alto Commissariato ONU dei Diritti Umani, pubblicato all’inizio di giugno informa che,  oltre ad essere obbligati al servizio militare obbligatorio a tempo indeterminato e la negazione di qualsiasi forma di espressione, "Il governo eritreo ha creato un clima di terrore in cui il dissenso è sistematicamente represso, la popolazione è costretta al lavoro forzato e a carcerazioni arbitrarie, tanto da potersi definire crimini contro l'umanità". Secondo il rapporto, “costretti a confontarsi con una situazione che sembra senza speranza, sentendosi impotenti, centinaia di migliaia di eritrei fuggono dal Paese. Disperati cercano una fuga attraverso il deserto, i Paesi vicini, devastati dalle guerre, e mari pericolosi, alla ricerca di una salvezza, rischiando di essere catturati, torturati e uccisi da trafficanti di esseri umani senza scrupoli”.

La storia in breve
L’inizio dell’occupazione italiana risale al 1879, con un periodo coloniale terminato nel 1941, in cui il Paese registrò una presenza italiana fortissima, nel censimento del 1939 solo ad Asmara furono censiti 53.000 Italiani su una popolazione totale di 98.000 abitanti. Dopo il 1941 l'Eritrea rimase sotto occupazione militare alleata fino al 1947 e divenne un protettorato britannico fino al 1952, quando le Nazioni Unite la dichiararono federata con l'Impero etiope. Il Paese ottenne l’indipendenza solo nel 1991, dopo una guerra durata 30 anni con l’Etiopia. Afwerki, co-fondatore del Fronte di Liberazione del Popolo Eritreo, ha guidato la guerra per l’indipendenza e due anni dopo è diventato presidente a seguito di un referendum. È il leader del Fronte Popolare per la Democrazia e la Giustizia (FPDG), l’unico partito ammesso all’interno del Paese. Nel 1998 è esploso un conflitto disastroso originato dalla disputa sull’appartenenza della città di Badme al confine tra Eritrea ed Etiopia, sfociato in una guerra durata due anni.

Situazione sanitaria
Nonostante sia uno dei Paesi più poveri al mondo, l’Eritrea sarebbe uno dei pochi che dovrebbe raggiungere gli obiettivi del Millennio per la Sanità. Secondo l’ONU la mortalità infantile sarebbe infatti diminuita notevolmente, così come la i vaccini sarebbero aumentati, i dati però sono stati giudicati eccessivamente ottimisti da diversi critici del governo, per altri, come per la giornalista britannica Michela Wrong, che si è occupata a lungo del Paese, è solo una prova che utilizzare i Millennium Development Goals, in realtà non è abbastanza per giudicare lo sviluppo di un Paese.

(Informazioni tratte da "Sei cose da sapere sull’Eritrea” di Ottavia Spaggiari 17 Agosto 2015)

 

Il lavoro de “Il Seme della Speranza” in Eritrea

 

- Nuovo Padiglione Maternità al Mini Hospital di Mogolò;

- Nuovi tukul di accoglienza al Mini Hospital di Mogolò;

- Realizzazione del Villaggio di tukul "Fre Tesfa - Il Seme della Speranza" a Mogolò

- Sostegno del "Programma di sostegno alimentare e terapeutico per bambini denutriti" al Mini Hospital di Mogolò.

In accordo con il “nostro” Vescovo Monsignor Thomas Osman, continueremo a sostenere i progetti richiesti di cui vi informeremo puntualmente dalle pagine del nostro sito.
Siamo orgogliosi di sottolineare come, grazie al vostro aiuto, amici e sostenitori, ogni centesimo donato è andato a buon fine per la realizzazione di quanto sopra: sono grandi opere che logicamente presuppongono continuità.
Persistiamo nel nostro lavoro confidando sull’aiuto di voi tutti.

Grazie a tutti!

I volontari de Il Seme della Speranza o.n.l.u.s.

Blog cinque anni


 


Il Seme della Speranza

compie 5 anni

 

  

Già passati 5 anni da quel gennaio del 2012 quando un gruppetto di coraggiosi decisero di dare vita ad una Associazione che potesse realizzare progetti per gli amici missionari di Eritrea ed Etiopia.

L’ideale missionario frullava nelle nostre menti già da ragazzi, quando in Oratorio ci dedicavamo ai lavori più umili come la raccolta dei francobolli o della carta per raggranellare quattrini da inviare in terra di Missione.

Diventati adulti ci premeva realizzare di più, di meglio. Qualcuno di noi aveva già fatto esperienza di lavoro in Etiopia.

L’impresa ardua non ci ha spaventato.

E oggi  siamo qui: dopo 5 anni il gruppetto sparuto è diventato numeroso e tantissimi i soci, gli amici, i collaboratori.

Continueremo con tenacia. Consapevoli che ogni tipo di aiuto è importante. Che i nostri fratelli d’Africa desiderano un futuro migliore e hanno bisogno di tutto il sostegno  possibile.

Promuovere l’istruzione, dare aiuti concreti sul fronte della salute e del cibo sono una sfida continua ma gratificante.

Sempre attenti anche alle realtà della nostra Italia siamo presenti in numerose iniziative là dove il bisogno è più stringente.

Ci affidiamo alla concretezza dei nostri risultati per ringraziare tutti e per auspicare un futuro sempre più fattivo.

Buon compleanno Seme della Speranza!

Gerusalemme


 


Gerusalemme Check-Point

 

 

Jerusalem East, Jerusalem West. CHECK POINT. Muro. Tunnel.

Terra divisa, sospesa, sospirata. Terra sognata.

Centro del mondo ma confine invalicabile, separato da ideologie pesanti come il cemento armato.

Pensieri che volano alti come quel muro.

Profondi come il tunnel che dal purgatorio porta ogni giorno all'inferno.

Jerusalem è terra di tutti e di nessuno. Terra di pianti e culture intersecate.

Terra promessa, dilaniata da fuochi e fiamme, da pietre volanti e razzi dal cielo.

Terra di parole. Moltitudini di parole vaporizzate nel nulla.

Lunghi silenzi e disperazione infinita.

Terra di vecchi che non sanno dimenticare, di giovani che vorrebbero cambiare.

Terra di madri con i cuori spezzati e di figli scomparsi.

Donne che urlano al cielo, come se esistesse ancora un cielo sopra le loro teste.

Terra di Walid e Myriam. Terra di destini che non possono incontrarsi.

Walid che sogna di raggiungere il mare, che non vedrà mai. CHECK POINT.

Myriam che non conoscerà mai Walid. CHECK POINT.

Jerusalem è guerra di uomini che si combattono gli uni contro gli altri senza conoscersi.

Jerusalem è interesse di pochi altri che si conoscono molto bene e non si combattono.

Terra di pace che pace non dà. Terra di tutti e terra di nessuno.

Capitale di un Dio a tre facce, di una città tre volte Santa.

Terra di alibi della fede e di utopie del pensiero.

CHECK POINT! Altro passo indietro.

Speranza.

La città eterna liberata dai suoi pregiudizi vivrà nel sussurro del vento che soffia intorno alle sue bianche mura.

E spazzerà via gli alibi dell'uomo.

Il sogno di Walid: "Non voglio essere un eroe, non un martire, voglio vivere a Gerusalemme perchè è la mia città. Voglio superare le barriere che portano verso il mare".

Il sogno di Myriam: "Non voglio essere un eroe, non un martire, voglio conoscere Walid".

(tratto da IBNBATTUTA -  testo di Massimo Bicciato)

Se Cristo tornasse




Sobrietà


 


 

Essere semplice: che grande impresa!

Istigati dai tamburi dei media che ci creano bisogni e desideri ad arte è difficile mantenere la moderatezza.

Eppure quelli della mia generazione sono cresciuti così. E vi assicuro che c’era serenità e appagamento nel poco. Il contrasto con “il peggio” della guerra e della fame già da solo bastava a dare gioia...

E’ il caso di ripensarci seriamente.

Essere moderati nei bisogni. E non solo per necessità ma per scelta cercando di farne davvero uno stile di vita.

Credo fermamente che con la mente libera dagli orpelli si aprirà un mondo nuovo fatto di sensazioni, di piccole cose, di gioie che altrimenti non ci sogneremmo di notare.

Si parla di “accoglienza” pensando a coloro che sbarcano dalla disperazione ma, a volte, sono i nostri vicini ad essere ignorati.

Magari con gli occhi rivolti alla gente e non alle vetrine sarà più facile e più gratificante ritrovare l’umanità.

E’ l’augurio per il nuovo anno. E’ difficile ma non impossibile. Mettiamoci impegno, insieme.

Auguri!

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Data :  Venerdì 12 Aprile 2024
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