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In Africa

 


Nel caos della città

abbiamo bisogno

di oasi di silenzio

   

Avere degli spazi di silenzio non vuol dire per forza essere in un luogo senza rumori o distrazioni: occorre sintonizzarsi con quel luogo interiore che permette in qualsiasi situazione di essere in pace.
Si possono ritagliare degli spazi di silenzio nelle nostre giornate scegliendo di togliere dalle nostre agende degli appuntamenti per sostare e magari pregare. La preghiera è ascolto e l’ascolto ha bisogno di tempo, non di orecchie ma di cuore.
Viviamo un ritmo di vita superiore alle nostre possibilità, dalla ipercomunicazione alla “velocità” che ci circonda. In questo turbinio l’essere umano si perde, le ferite diventano voragini da riempire per trovare un senso. Invece si può arrivare a casa, spegnere il telefono, dedicare la propria presenza alla famiglia o anche a se stessi.
Nel silenzio si assaporano sguardi e gesti. Abbiamo bisogno di rimettere al primo posto le situazioni che ci fanno bene e nutrono. Ad esempio un ottimo esercizio è quello di svegliarsi mezz’ora prima per una buona lettura. In questa ottica riscopriremo il piacere della convivialità, la TV lascerà il posto alla tavola imbandita e ai sorrisi e il cellulare lascerà il posto agli sguardi e agli abbracci.
Il silenzio non sarà più d’imbarazzo ma carico di amore e di legami.

                                 (da 'Credere' n. 31)

 

Si lavora per la riapertura

 



Si lavora per

    la riapertura...

 

 

 

Il mese di maggio è ormai iniziato ma, purtroppo, quest’anno non è stato possibile per la nostra Associazione organizzare il consueto evento primaverile, né attuare la campagna di raccolta fondi pasquale.

Il Coronavirus ci ha costretti a chiuderci in casa è vero, ma non ha bloccato la nostra attività che continua sia sul territorio di Bollate, con la nostra partecipazione concreta ad alcune iniziative di carattere sociale per dare aiuto a chi è in particolare difficoltà, sia in Africa.

In Italia stiamo dando sostegno ad una mamma ed ai suoi quattro figli dopo la prematura scomparsa del capofamiglia a causa del Covid e alla sezione SEO di Bollate.

In Etiopia, sono allo studio nuovi progetti, mentre proseguono i completamenti di quelli già in corso.

In Eritrea purtroppo vista la situazione politica attuale, siamo stati costretti a sospendere tutti i progetti e i sostegni in corso, in attesa di una visita di Mons. Thomas Osman che ci illustri nel dettaglio come possibile procedere negli aiuti.

Speriamo in tempi migliori.

Il Covid19 ci ha trovato tutti impreparati nell’affrontare una simile emergenza sanitaria ma non certo rinunciatari nel proseguo del nostro lavoro.

Un arrivederci a presto

I volontari de Il Seme della Speranza o.n.l.u.s.

In Africa

 

 




In Africa

 

 

 

In Africa non ci sono terapie intensive.
In Africa non ci sono grandi scienziati.
In Africa non ci sono farmaci sperimentali.
In Africa non c'è  l’Amuchina e nemmeno l'acqua per lavarsi.
In Africa non ci sono tamponi per controllare la pandemia.
In Africa non ci sono ne anestesisti e nemmeno rianimatori.
In Africa non ci sono medicine.
In Africa non c'è nemmeno il pane per sfamarsi, figuriamoci una mascherina.
Invece da noi oggi, crollano tutte le certezze dell’era del benessere infinito.
Della salita inarrestabile degli indici.
Delle vacanze perenni.
Delle navi da crociera-grattacieli.
Del consumo vorace di tutto.
Dai social media alle serie di Netflix.
Dal cibo gourmet ai selfie davanti alle opere d’arte.
Abbiamo costruito un Mondo meschino, misero, dove c'è chi ha troppo e chi non ha niente, ma ve lo dico sinceramente, un Mondo che ha la metà della popolazione, che non ha gli stessi diritti dell'altra metà, non può assolutamente crescere, nemmeno progredire.

(dal web)

Uniti ce la faremo

 




Uniti ce la faremo

 

 

 


Non avrei mai pensato di vedere un nuovo volto, unico, del nostro Paese prendere forma davanti ai miei occhi. Non si tratta di un monumento, ma di una azione collettiva. Tutto accade grazie a voi.


L’altra sera, prima dello speciale delle Meraviglie dedicato a Venezia, Alberto Angela ha voluto mandare un messaggio di ringraziamento, coraggio e speranza a tutti gli italiani.

Mentre ci sono politici che cavalcano le peggiori fake news, soffiano sul fuoco della paura, usano l’emergenza per dividere e per dividerci, ascoltare quest’uomo è una boccata d’ossigeno per chi crede ancora nella scienza, nella competenza, nella cultura e in questo Paese.

Voi che siete negli ospedali - ha detto - nei reparti di terapia intensiva, chi si occupa delle analisi, chi si occupa di dover pulire questi luoghi, chi si occupa della loro amministrazione. E ancora chi sta nei trasporti, nei supermercati, in quelle aziende che ancora lavorano, le Forze dell'Ordine, tutti in prima linea. E poi ci siete anche voi. Voi che siete a casa, come me. Anche voi state salvando delle vite. Non uscendo di casa impedite al virus di diffondersi e così salvate tante vite. Certo, molti non ce l'hanno fatta. E penso al vuoto che hanno lasciato in tante famiglie e io mi stringo a loro. Il nostro Paese ha preso certamente delle decisioni forti. All'inizio, ci guardavano con sospetto, apparivamo come degli untori. Poi le cose sono andate in un altro modo e adesso l'Italia è diventata un modello da seguire nella lotta a questo mondo. Mi sono chiesto come ha fatto questo piccolo paese come l'Italia a essere un faro, un esempio da seguire. Ci sono tante spiegazioni, ma credo ci sia anche qualcosa che deriva dal nostro patrimonio, frutto delle nostre generazioni passate. Si chiama cultura. Modo di parlare, di scrivere, di vestirsi, di mangiare, tutto questo è emerso in questo momento di emergenza. È come se tutte le generazioni passate siano emerse al nostro fianco, a combattere con noi. Abbiamo 3000 anni di storia. Penso che bisogna solo stringere i denti. E allora? Vi chiedo due cose. Non dimenticate tutte quelle persone che sono state coinvolte in questo sacrificio immenso e non scordiamoci chi non c'è più. Quando partirete per fare dei viaggi, quando sarà tutto finito, premiate l'Italia. In questo modo, premierete anche il nostro patrimonio e tutte le generazioni passate che stanno lottando insieme a noi.

Grazie Alberto

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