Italia
Festeggiamo
il nostro Papa
Quel 13 marzo di un anno fa ci ha lasciato un po’ tutti stupiti: chi era questo Jorge Mario Bergoglio che veniva dall’Argentina?
Dall’Argentina poi, “quasi dalla fine del mondo”.
E subito siamo stati colpiti dalla famigliarità del suo semplice “buonasera”: ancora non sapevamo quale rivoluzione avrebbe apportato questo UOMO venuto da lontano nei canoni della Chiesa.
Come avrebbe semplificato le pompe magne delle apparizioni papali.
Come avrebbe dato un’aria semplice a tutti i discorsi. Discorsi comprensibili a tutti, senza distinzioni di ceto. Il suo stile sobrio.
E come avrebbe allargato le braccia per accogliere tutti: i diversi, cioè quelli fuori dagli schemi (anche un po’ retrivi in verità) del nostro Cattolicesimo anche quelli che non condividono il nostro credo.
I poveri, i divorziati, i religiosi, le donne… in tanti attendono segnali di rinnovamento dalla Chiesa. Tutto in nome dell’Amore.
La sua voce ci induce a riflettere, a guardarci intorno, fuori dal recinto del nostro comodo orticello.
Ci costringe con amore incalzante a vedere chi abbiamo intorno.
Non è forse questo il più grande insegnamento di Gesù: amare il nostro prossimo?
Riportiamo le “beatitudini” di Francesco.
Beati quelli:
Che sanno vivere la gioia della Fede
Che non si accontentano di una vita mediocre
Che pregano per gli altri e chiedono di pregare per se
Che sanno spogliarsi della mondanità
Che vanno nelle periferie
Che sono vicini agli ammalati
Un programma di vita sapiente e amorevole che dovrebbe essere il nostro esame di coscienza.
Quella sera di un anno fa, Francesco chiese alla gente di pregare il Signore perché lo benedicesse.
E piazza San Pietro, traboccante di folla, divenne silenziosa.