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Leggere e saper scrivere
vanno sempre a braccetto
Leggo senza tanto stupore che i giovani non sanno più scrivere e quei pochi che ancora lo fanno commettono imperdonabili errori di ortografia. E di che dovremmo stupirci? Siamo anche tra quelli che leggono meno al mondo. Un recente sondaggio ha evidenziato che il 60% dei ragazzi di età compresa tra i 12 e i 19 anni non legge neanche un libro nel'arco di un anno. Certo, Gianni Rodari aveva ragione a dire che il verbo leggere è l'unico con non conosca il modo imperativo, quindi nessuno si deve sentire obbligato alla lettura, ma il piacere di avvicinarci e perderci in un libro lo abbiamo smarrito da un pezzo. Non lamentiamoci se i nostri figli non leggono mai, quando non ci vedono mai leggere. Non lamentiamoci se non rimangono affascinati dalle fiabe, dalle storie, se noi stessi non dedichiamo una parte del nostro tempo a leggere con loro, magari ad alta voce. Mi è capitato di andare per musei e per biblioteche e di vedere intere sale dedicate ai bambini e ai ragazzi, sale stra affollate. Soprattutto all'estero. In Italia esistono fior di strutture ma sono pressoché deserte. Limitare l'uso dello smartphone o dei social ai nostri figli sarebbe anacronistico e del tutto inutile. Ma imporre, sì imporre, almeno una volta o due alla settimana una discussione allargata in famiglia sulla lettura di un quotidiano, di un libro, di una poesia è il modo migliore per aiutare i nostri figli a leggere. Uso il verbo forte, imporre, non a caso: l'educazione a qualsiasi attività nasce quasi sempre da una imposizione. Non ci dobbiamo scandalizzare per questo. Il gusto, il piacere subentrerà solo dopo avere avuto una dimestichezza, una pratica con ciò che si affronta. Ricordo che alle scuole medie avevo una vecchia insegnante di lettere che aveva imposto nelle ultime due ore di sabato la lettura a voce alta dell'Odissea. All'inizio tutti l'abbiamo vissuta come una odiosa imposizione; poi le avventure di Ulisse hanno avuto la meglio e non vedevamo l'ora che arrivasse il sabato per buttarci anche noi tra le onde del mare con lui.
Un'altra raccomandazione, e lo dico da ex insegnante: prima di iscrivere i nostri ragazzi alla scuola di inglese sinceriamoci che sappiano almeno parlare e scrivere correttamente in italiano. Mi pare il minimo sindacale.
Alla prossima!
(A. Signorini)