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25 Novembre 2012



Giornata mondiale contro

la violenza sulla donna




<< Distesa sul divano, con le mani tra le ginocchia, Mariam fissava i mulinelli di neve che turbinavano fuori dalla finestra. Una volta Nana le aveva detto che ogni fiocco di neve era il sospiro di una donna infelice da qualche parte del mondo. Che tutti i sospiri che si elevavano al cielo si raccoglievano a formare le nubi, e poi si spezzavano in minuti frantumi, cadendo silenziosamente sulla gente. "A ricordo di come soffrono le donne come noi" aveva detto. “Di come sopportiamo in silenzio tutto ciò che ci cade addosso”>>

(tratto da “Mille splendidi soli” di Khaled Hosseini)

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25 Novembre 2012




Donne:

l'altra faccia della terra






Maria, Rosa, Anna, Carla, Giuliana…. È lungo l’elenco delle donne senza volto e con uno pseudonimo al posto del nome vero.
Donne uccise, ferite, violate in nome di una pseudo supremazia maschile frutto di menti malate. Il redivivo uomo delle caverne che trascina per i capelli la sua donna con una clava in mano si sente potente.
Le donne hanno compiuto passi da gigante e intimoriscono con la loro connaturata forza. La donna è madre, sorella, figlia. Sa sopportare dolore e sacrifici per amore.

Ma attenzione: quando pensiamo alla violenza sulle donne ci si affaccia alla mente l’immagine della donna velata dell’Islam e invece la brutalità ce l’abbiamo qui, in casa nostra, nella nostra civile Italia.

Le vittime di omicidio da parte di partner o ex partner hanno avuto una escalation spaventosa Quest’anno, purtroppo, il numero delle vittime/donne è arrivato a 120.
Molte violenze non vengono neppure denunciate, per quello che è ancora il contesto italiano, patriarcale e incentrato sulla famiglia. E, un triste primato tutto nostro, è quello di vedersi affibbiata in un documento ufficiale delle Nazioni Unite la parola «femminicidio». Per questo siamo stati anche condannati dalla Corte Interamericana per i Diritti Umani.

E se pensiamo al Sud Italia ci sbagliamo ancora.
Trent'anni, istruzione superiore, romagnolo: è il profilo medio dello stalker italiano ...
Tradotto: ce lo siamo “educato” in famiglia questo vigliacco!

Senza arrivare poi all’omicidio ci sono anche gli altri diritti calpestati quotidianamente. Il diritto alla pari opportunità nel mondo del lavoro, ad esempio.
I preconcetti che allontanano le donne da certi ambienti dominati dal maschilismo.

Il “non aiuto” in famiglia con donne stremate dallo stress delle giornate da dividere tra casa, lavoro, figli tutti sulle proprie spalle.
Non siamo “sante”: a volte ci mettiamo del nostro nel crearci situazioni che ci danneggiano! Ma, anche in questo caso, invece di trovare complicità e solidarietà, peschiamo sempre nel mazzo dei codardi.

Cerchiamo di essere solidali fra noi nell’affermarci coi veri valori della fermezza e della serietà.
Riprendiamoci i nostri posti in famiglia e nella società consapevoli di essere nel giusto: non sottomesse, non prevaricatrici, ma semplicemente finalmente alla pari.

In questa giornata dal significato triste e tragico questo è il nostro augurio a tutte le donne del mondo.

Frate Aklilu dà il benvenuto in amarico





Domande e risposte





Quel benvenuto in amarico sulla lavagna della serata a Lainate avvicina un mondo lontano.

Per vivere in pace con tutti ci vuole così poco: un po’ più di tolleranza e di pazienza nel comprenderci a vicenda, senza l’arroganza tipica di chi si crede superiore. Chi è superiore a chi? Siamo superiori noi occidentali perché abbiamo una tecnologia più avanzata o perché siamo vestiti meglio? Perché abbiamo il piatto pieno di cibo o possediamo un iPhone5? La cultura è un affare di razza?

Sono molti gli interrogativi e a mio modo di vedere c’è una sola risposta e sta nel Vangelo. Nel Vangelo ci sono tutte le risposte a cominciare dalla prima e più grande:
“Amerai….”

E se ascoltassimo fino in fondo la testimonianza di Enrico capiremmo come la sensibilità e la profonda cultura di un popolo che soffre con dignità sono una fonte da cui attingere per imparare a essere diversi. Finalmente attenti agli altri. Perché “gli altri” siamo noi, sempre e dovunque.

Appartengo a una generazione (quella del dopo-guerra) dove l’educazione al sacrificio, alla generosità e alla solidarietà ci veniva impartita fin dalla più tenera infanzia. I nostri genitori avevano sofferto, patito la fame, la paura, il freddo e la povertà. Eppure ci hanno insegnato a curarci del prossimo. Allora perché noi che ora ne abbiamo la possibilità non ci riprendiamo questo bagaglio umano prezioso? Se urlassimo con forza una volta per tutte che l’amore e il vivere bene cominciano dalle piccole cose: dal non imbrattare le strade, dal non guardare con sospetto ogni straniero, dall’essere un pizzico più attenti ai bisogni primari di chi ci passa accanto, dal cedere il posto a sedere in autobus, dal presentarci con un sorriso invece che col solito grugno insoddisfatto... si potrebbe fare un lungo elenco di esempi.

Pensate che tutto ciò sia solo utopia o che si possa fare? Non è così difficile trasmettere questa cultura ai nostri figli, basta iniziare.
Tutti siamo scontenti di come abbiamo ridotto la nostra società: cominciamo a cambiare una buona volta, non da domani, DA OGGI!

Lo abbiamo già detto in altre occasioni: basta crederci.
Yes, we can!

                                                                                                                                                                   Gabriella

Pace






Pace in Terra Santa!







Seguiamo tutti con profonda apprensione i brutti fatti che stanno accadendo in quella terra tanto bella e martoriata.
La cattiveria umana, l'orgoglio smisurato, il diritto di supremazia su tutto e tutti e contro tutti non hanno limiti.
Che possiamo fare? Non lo so... forse solo pregare che si torni alla normalità. Ma quale normalità?
Penso al libro 'Ogni mattina a Jenin' e mi prende un'angoscia profonda nel pensare che nulla è cambiato, nessun accordo raggiunto per risolvere i grossi problemi che dilaniano la Terra Santa.
Speriamo che al più presto si giunga a un accordo per poter farsì che palestinesi e israeliani vivano in pace.

                                                                                                                                                                    Marta

Soci fondatori





Ci presentiamo...







..."Ci presentiamo.... siamo i nove amici soci fondatori de Il Seme della Speranza o.n.l.u.s."...

Che emozione sentirci nominati uno ad uno e applauditi con grande calore dai tanti presenti in sala!

I nostri sostenitori ci hanno dimostrato la loro approvazione e incoraggiato a camminare nella strada che abbiamo deciso di percorrere insieme.
Siamo uniti da una forte amicizia e con grande determinazione e complicità continueremo in questo percorso con tutte le nostre forze per raggiungere traguardi importanti e non deludere chi crede in noi.

A tutti il nostro grazie di cuore...

Tiziana, Gabriella, Flavia, Enrico, Ivana, Ivano, Fabiana, Paolo e Paola.

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