Etiopia (segue)
Uno su mille... ce la fa
C’è un brano del Vangelo che mi colpisce sempre particolarmente.
Il Signore Gesù attraversava la Samaria e la Galilea. Entrando in un villaggio gli vennero incontro dieci lebbrosi, che si fermarono a distanza e dissero ad alta voce: "Gesù, maestro, abbi pietà di noi!".
E Gesù disse loro: "Andate a presentarvi ai sacerdoti" e mentre essi andavano, furono purificati.
Uno di loro vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce, e si prostrò davanti a Gesù, ai suoi piedi per ringraziarlo. Era un Samaritano (Lc17,15-16).
Mi fa sempre pensare a quanto sia labile la riconoscenza umana.
Uno su dieci ed era uno straniero.
Quanto è difficile dire un grazie, come è corta la nostra memoria per le cose belle. Perché ciascuno di noi riceve il bene ma chissà perchè ricordiamo solo le cose negative e gli sgarbi. Senza metterci in discussione, senza pensare ai nostri comportamenti, come se tutto ci fosse dovuto. Senza dire grazie.
Uno su dieci ed era uno straniero.
C’è un senso di delusione in queste parole. Ma anche un riconoscere che anche se si è in pochi, anche se solo uno su dieci torna per ringraziare, nulla è perduto.
Non è la moltitudine che conta. E’ la volontà di fare. E’ il coraggio di andare anche contro corrente convinti di fare la cosa giusta.
Il fatto poi che questo “uno” fosse uno straniero la dice lunga. Non aspettiamoci il bene solo da chi è intorno a noi, da chi condivide la nostra vita.
Trovo una straordinaria speranza in questo episodio evangelico che mi ricorda i toni meno impegnativi ma ricchi lo stesso di significato delle parole di Gianni Morandi: "la salita è dura in gioco c’è la vita ma uno su mille ce la fa!".