Etiopia (segue)
Conosciamo l'Eritrea
L'Eritrea prende il nome dalla parola greca "Erythraìa", che significa "Rosso", con riferimento al mare su cui si affaccia.
La popolazione, per un terzo cristiana e per due terzi musulmana, è composta da nove etnie.
E' diventata colonia italiana nel 1885, ma dopo la seconda guerra mondiale l'Etiopia volle annettersela, rifiutandole anche l'autonomia. L'occupazione etiopica costò 30 anni di guerra, 350.000 morti etiopi e 50.000 morti fra i guerriglieri, con decine di migliaia di invalidi e di orfani. I problemi più urgenti sono stati il reinserimento dei combattenti nella vita civile, e il ritorno di mezzo milione di profughi. Un nuovo conflitto con l'Etiopia, è scoppiato per il possesso di un triangolo di deserto nell'interno, che in un anno è costato 45.000 morti.
Poco piu' del 5% del territorio è coltivato, quasi il 70% è a pascolo, le industrie sono piccole. Il turismo potrebbe svilupparsi, in condizioni di pace, specie per molti italiani.
Per la ricostruzione sono importantissime le rimesse degli emigrati, molti dei quali hanno trovato una nuova vita in Italia.
Le principali città sono la capitale Asmara, posta a 2.437 metri di altitudine sull' altopiano, e Massaua, con il suo importante porto sulla costa caldissima.
L’ambiente naturale dell’Eritrea soffre di frequenti siccità, oltre che degli effetti di una guerra d’indipendenza durata decenni e conclusasi nel 1993. Solo il 60% della popolazione ha accesso all’acqua potabile, e il 9% dispone di servizi igienici. Gran parte della foresta è stata distrutta per ricavarne legna da ardere.
Le lingue ufficiali sono il tigrino e l’arabo, ma è diffuso anche l’italiano. Circa la metà degli abitanti professa il cristianesimo copto e parla il tigrino, mentre l’altra metà è divisa in numerosi gruppi etnici, ed è costituita da musulmani.
Nonostante la grande diversità etnica, gli scontri tra i differenti gruppi non ha mai causato seri problemi, poiché gli eritrei sono rimasti uniti dalla comune opposizione al dominio etiopico.
La situazione interna del paese rende difficoltosa l’istruzione. Il tasso di alfabetizzazione della popolazione adulta è del 55,7%.
In Eritrea, le risorse agricole rappresentano la fonte di sussistenza primaria per la maggioranza della popolazione. Nella regione dell’altopiano e nelle aree nordoccidentali del paese, dove le precipitazioni lo permettono, viene praticata prevalentemente l’agricoltura, mentre nelle pianure costiere e nelle zone aride sudorientali, la popolazione è dedita soprattutto alla pastorizia.
Il paese è oggi afflitto da ricorrenti siccità, dalla precaria situazione economica e dall’irrigidimento del suo regime politico. Nel 2001 si è definitivamente interrotto il cauto processo di democratizzazione, avviato dopo l’indipendenza dal presidente Afeworki, sono stati allontanati dai posti di responsabilità tutti i riformisti, molti dei quali sono stati arrestati o sono scomparsi nel nulla. Afeworki ha imposto un controllo totalitario sul paese, facendo arrestare migliaia di oppositori. Non si sono peraltro risolte le dispute territoriali con l’Etiopia, e i due governi continuano ad alimentare, a fini interni, un conflitto nazionalista che potrebbe sfociare in una nuova guerra.
Conosciamo la regione del Gash Barka
E’ la regione più vasta dell’Eritrea, geograficamente collocata al confine con Etiopia e Sudan. E' divisa in 14 province e conta ben 680 villaggi.
Il capoluogo della regione è Barentù, dove ha sede l’Eparchia guidata da Monsignor Thomas Osman, vescovo cappuccino, con cui collaboriamo da anni ed a cui siamo legati da un profonda amicizia.
La popolazione raggiunge 513.000 unità e comprende otto delle nove etnie eritree.
Circa l’85% degli abitanti vive di agricoltura, la regione del Gash Barka è potenzialmente la più fertile e ricca dell’Eritrea.
Le condizioni climatiche della regione sono difficili, perché vedono l’alternarsi di lunghi periodi di siccità, ad abbondandi piogge che causano pericolosi innalzamenti del livello dei corsi d’acqua.
Nel Gash Barka è iniziata, nel settembre del 1961, la guerra di liberazione eritrea; per trent’anni la regione è stato campo di battaglia fra le truppe etiopiche e l’esercito di liberazione. Il conflitto ha distrutto le infrastrutture esistenti, e ha impedito il suo sviluppo socio economico.
Anche durante l’ultimo conflitto con l’Etiopia (dal maggio 1998 al dicembre 2009), la regione è stata teatro di duri combattimenti. Nel corso della terza offensiva, nel maggio 2000, una larga parte del territorio è stato occupato dall’esercito nemico, che è arrivato fino a Barentù. L’intero territorio è stato devastato, gli edifici distrutti o pesantemente danneggiati, mentre la maggior parte dei servizi di pubblica utilità (scuole, ospedali e impianti idrici) sono stati resi inservibili. La vita economica dell’intera area è stata ridotta, ancora una volta, ai minimi termini; per tre anni i campi non sono stati seminati, gli animali sono stati rubati o uccisi, gli attrezzi rubati, le strutture produttive distrutte o saccheggiate.
A seguito degli accordi di pace, Barentù e tutto il territorio che si estende tra il fiume Barka ed il vecchio confine con l’Etiopia, sono passati sotto l’amministrazione ed il controllo delle Nazioni Unite come parte della cosiddetta “Temporary Security Zone”.
Conosciamo i Kunama e i Nara
Due differenti gruppi, i Kunama e i Nara, vivono nella regione del Gash Barka, nel bassopiano occidentale al confine con il Sudan e l’Etiopia.
Si pensa che i Kunama siano i primi abitanti di questo territorio. Sono principalmente contadini, che coltivano la terra con semplici vanghe; praticano anche la caccia. La loro principale fonte di sostentamento è il bestiame, che dà ricchezza e prestigio. La società Kunama è democratica. I vecchi che godono di alta considerazione, prendono le decisioni più importanti, dopo infinite discussioni sotto gli alberi ombrosi.
La struttura sociale dei Kunama è matriarcale, uomini e donne giovani socializzano senza restrinzioni. I ragazzi adolescenti sono soggetti a riti d’iniziazione, e durante questo periodo studiano le tecniche della caccia. Una volta diventati uomini, sono considerati completamente liberi, anche di di scegliersi da soli le loro spose.
La vita sociale è molto intensa, e questo spiega perché ai Kunama non piace stare lontani da casa.
Gran parte delle coltivazioni sono gestite dalla collettività, e una volta finito il lavoro giornaliero, si rilassano cantando e danzando.
I Kunama sono rinomati danzatori, ed hanno sviluppato più di 25 tipi di danze.
Spesso, queste danze sono rappresentazioni di eventi storici.
I Nara, in origine hanno avuto una cultura simile a quella dei Kunama, e la loro base economica, agricoltura mista con un spiccato interesse per il bestiame, rimase uguale. A metà del 1800 gli egiziani li convertirono all’Islam, e la struttura familiare passò da matriarcale a patriarcale. Per migliaia di anni, l’Eritrea è stata un punto di fusione di migranti provenienti dall’Arabia.