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La Sua parola non passerà mai



La Sua parola non passerà mai






C‘è sempre da stupirsi nel vedere come è attuale il Vangelo. Fresco, come fosse stato redatto apposta per noi che viviamo gli anni 2000.

Nel meditare la saggezza di Dio sul potere temporale e quello dello spirito pensiamo a come viene gestito il “potere” ai giorni nostri.
Non è certo questa la sede adatta per inoltrarci in un discorso di carattere politico, lungi da noi!!! Però fa bene ricordare che il potere arriva solo dall’alto, che non siamo nulla di più che la matita nelle mani del Signore (come dice Madre Teresa).

Emblematico questo episodio:
Gli disse allora Pilato: “Non mi parli? Non sai che ho il potere di metterti in libertà e il potere di metterti in croce?”.
Rispose Gesù: “Tu non avresti nessun potere su di me, se non ti fosse stato dato dall'alto”.

Quale potere ha l’uomo? Certamente la possibilità e la libertà di scegliere bene o male. E più responsabilità hanno coloro che ci guidano “perché possiamo condurre una vita calma e tranquilla, dignitosa e dedicata a Dio” (1Tim2,1-8).

Mentre Gesù ci invita a mitezza intelligente, la società ci urla che bisogna fare i furbi per essere al passo con i tempi.

Mentre Gesù ci impone di dare a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio, il mondo ci incita a non curarci dell’onestà, a tendere trappole ai fratelli, a calpestare i diritti degli altri, a insultarli. Basta accendere la Tv o aprire un quotidiano qualunque per vedere applicate queste teorie di distruzione.

Che grande cosa la libertà di scegliere su quali binari condurre la nostra vita! Grandissima la possibilità di abbandonare gli stereotipi comuni e affrancarci, mostrandoci al mondo come veri seguaci di Gesù.

Aiutiamoci a vicenda in questo ritrovarci fratelli e sorelle.

Senta Signor Papa




Dove sei Adamo?






Quanti interrogativi ha posto papa Francesco nella sua visita a Lampedusa?

Quanto ha scosso le nostre coscienze sopite dall’abitudine, dalla globalizzazione dell’indifferenza?

Noi ci interroghiamo davanti a quella corona di fiori gettata in mare in ricordo di troppi morti a causa di una illusione di vita. Ma, attenzione: non di una vita migliore, solo di una vita! Perché non c’è vita la’ dove si è privati di tutto, dove la violenza è pane quotidiano, dove le famiglie sono costrette a chiudersi in un silenzio carico di paura, dove mancano le più basilari regole di sopravvivenza.

Papa Bergoglio è figlio di genitori che hanno vissuto in pieno questa esperienza. Lui stesso conosce l’angoscia del vivere nel silenzio indifferente del mondo. L’Argentina è una terra che ha vissuto il terrore della dittatura.

Quanti popoli sono ancora schiacciati da tante barbarie? Quanti popoli sono costretti a rinunciare alle più elementari necessità fisiche e della mente?

Il Papa ha posto tante domande e ha chiesto la buona volontà di “chi ha il potere” per cambiare questa terribile realtà.

Lampedusa è il primo avamposto: tacciato ingiustamente di disumanità oggi ha finalmente ritrovato tutta la dignità che merita. Il silenzio colpevole dell’Europa e di tutti noi che viviamo nelle nostre futili bolle di sapone impone una riflessione seria sulle responsabilità di chi crede che non sia compito suo aiutare i fratelli.

Adamo dove sei?”.

Caino dov’è tuo fratello?”.

Nessuno di noi ha pianto la morte dei nostri fratelli e sorelle che desideravano solo la vita. Perché noi abbiamo perso la capacità di piangere. E allora chiediamo la Grazia di piangere, di ritrovare quella sensibilità che abbiamo dimenticata con la globalizzazione dell’indifferenza. E chiediamo perdono per coloro che con le loro decisioni hanno permesso tutto questo.

Adesso si scateneranno i media: quanto è bravo papa Francesco, quanto è tenero, quanto è giusto... fra pochi giorni l’indifferenza avrà ancora il sopravvento e il Mediterraneo continuerà ad essere la tomba silenziosa di tanti disperati. Si faranno statistiche su quale è la Nazione più accogliente e più brava e Lampedusa, con la sua meravigliosa Donna Sindaco dagli occhi tristi e consapevoli di tanta responsabilità, continuerà a rimanere il primo baluardo dell’accoglienza.

Facciamo in modo che non si continui a pensare che “non è compito mio” soccorrere il fratello sul ciglio della strada perché in realtà IO SONO IL CUSTODE DI MIO FRATELLO.

Senta Signor Papa



Senta Signor Papa... 





Non ci stupiamo più del buon senso profondo di Papa Francesco!

Il suo modo di approcciare la folla ha dell’incredibile. La sua tenerezza nell’avvicinarsi ai bambini, ai sofferenti è esemplare. Mai stanco di ripetere che siamo tutti fratelli in Cristo.

Grande lezione anche mercoledì 26 giugno, all’udienza generale:

... nessuno è inutile nella Chiesa e se qualcuno a volte dice ad un altro: ‘Vai a casa, tu sei inutile’, questo non è vero, perché nessuno è inutile nella Chiesa, tutti siamo necessari per costruire questo Tempio! Nessuno è secondario. Nessuno è il più importante nella Chiesa, tutti siamo uguali agli occhi di Dio. Qualcuno di voi potrebbe dire: ‘Senta Signor Papa, Lei non è uguale a noi’. Sì, sono come ognuno di voi, tutti siamo uguali, siamo fratelli! Nessuno è anonimo: tutti formiamo e costruiamo la Chiesa. Questo ci invita anche a riflettere sul fatto che se manca il mattone della nostra vita cristiana, manca qualcosa alla bellezza della Chiesa. Alcuni dicono: ‘Io con la Chiesa non c’entro’, ma così salta il mattone di una vita in questo bel Tempio. Nessuno può andarsene, tutti dobbiamo portare alla Chiesa la nostra vita, il nostro cuore, il nostro amore, il nostro pensiero, il nostro lavoro: tutti insieme”.

A questo punto ciascuno di noi dovrebbe interrogarsi: sono una pietra viva nella Chiesa oppure sono una pietra stanca e indifferente?

Continua Papa Francesco:

Avete visto quanto è brutto vedere un cristiano stanco, annoiato, indifferente? Un cristiano così non va bene, il cristiano deve essere vivo, gioioso di essere cristiano... Preghiamo perché, animati dal suo Spirito, siamo sempre pietre vive della sua Chiesa”.

Senta Signor Papa




Casualità o provvidenza?






Martedì abbiamo ricevuto una e-mail da Dubbo (Etiopia) con oggetto: ‘S.O.S. adozione’, riguardante una richiesta di adozione a distanza urgente per una bimba di sei anni, denutrita, alla quale nei giorni precedenti non era stato rinnovato il sostegno.

Non c’è neanche stato il tempo materiale per mettersi in moto alla ricerca di una famiglia adottante, perchè giovedì mattina, con grande sorpresa e gioia, ci è pervenuta una nuova richiesta di adozione!

Due piccoli fratellini, Marco e Alessandro, con i loro genitori, hanno deciso di avere una sorellina etiope, così grazie al loro meraviglioso gesto, la piccola Asrat avrà di nuovo accesso al sostegno alimentare e sanitario, di cui ha particolarmente bisogno in questo momento.

Durante questo primo anno di attività, abbiamo raccolto diverse adozioni a distanza, ma pensiamo che questa rimarrà nel cuore di tutti noi, perché ancora una volta, ci fa capire quanto IMPORTANTE sia la missione che stiamo svolgendo per i nostri fratelli bisognosi, grazie anche a tutti voi che siete al nostro fianco.

Quando abbiamo comunicato a Sister Regina di aver trovato dei nuovi adottanti per Asrat, lei ci ha risposto con la seguente e-mail:

Carissimi, grazie per la nuova adozione. La bimba ha perso l’adozione proprio in questi giorni e così tramite voi, la provvidenza ha ancora pensato a lei. Un forte abbraccio, Sr. Maria Regina msc”. 

Storia di un'italiana


Storia di un'italiana
                    di Massimo Gramellini 




Nadira è nata in Algeria da madre turca e padre mezzo tedesco e mezzo berbero. Quando le chiedono di che razza è, risponde: umana.

Suo padre, Rachid Haraigue, ha combattuto il colonialismo francese e poi l’integralismo islamico, da presidente della Federcalcio algerina aprì alle donne gli stadi, ma soprattutto gli studi: chiamava la cultura «il passaporto delle algerine per il viaggio verso la libertà». 

Si è preso tre pallottole nel cuore, alle otto di un mattino di gennaio.

Ma prima era riuscito a far prendere a Nadira quel famoso passaporto. La laurea, il concorso, la borsa di studio per un master dell’Eni a Milano. Nadira ci è arrivata senza un soldo e senza sapere una parola della nostra lingua: la studiava di notte, cenando con lo yogurt risparmiato alla mensa di mezzogiorno.

Si è piazzata fra i primi dieci, è stata assunta e si è innamorata di uno degli altri nove. Oggi ha una famiglia e una identità italiane. A tre anni suo figlio sapeva già l’inno di Mameli a memoria e ovviamente glielo aveva insegnato lei, che per l’Italia nutre la passione cieca e assoluta degli amori conquistati con fatica.

Ogni volta che c’è un attentato, come quello al carabiniere di Palazzo Chigi, le si risveglia dentro qualcosa di tagliente e pensa al padre, a Falcone e a Borsellino: i suoi eroi. 

Il bambino di Nadira ha mille sfumature nel sangue, una più di lei, che nella lettera più patriottica che abbia mai ricevuto scrive: «Credo in un Paese dove neri, omosessuali, atei, cristiani, musulmani ed ebrei possano vivere senza essere insultati. Dove una donna nata in Congo possa diventare ministra senza essere insultata».

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