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Come sarà il 2021?

 


Una favola contro

la guerra




C‘era una volta un pianeta chiamato Terra. Si chiamava Terra anche se, a dire il vero, c’era molta più acqua che terra su quel pianeta. Gli abitanti della Terra, infatti, usavano le parole in modo un po’ bislacco. Prendete le automobili, per esempio. Quel coso rotondo che si usa per guidare, loro lo chiamavano “volante”, anche se le macchine non volano affatto! Non sarebbe più logico chiamarlo “guidante”, oppure “girante”, visto che serve per girare? Anche sulle cose importanti si faceva molta confusione. Si parlava spesso di “diritti”: il diritto all’istruzione, per esempio, significava che tutti i bambini avrebbero potuto e dovuto andare a scuola. Il diritto alla salute poi, avrebbe dovuto significare che chiunque, ferito, oppure malato, doveva avere la possibilità di andare in ospedale. Ma per chi viveva in un paese senza scuole, oppure a causa della guerra non poteva uscire di casa, oppure chi non aveva i soldi per pagare l’ospedale e questo, nei paesi poveri, è più la regola che l’eccezione, questi diritti erano in realtà dei rovesci: non valevano un fico secco. Siccome non valevano per tutti ma solo per chi se li poteva permettere, queste cose non erano diritti: erano diventati privilegi, e cioè vantaggi particolari riservati a pochi. A volte, addirittura, i potenti della terra chiamavano “operazione di pace” quella che, in realtà, era un’operazione di guerra: dicevano proprio il contrario di quello che in realtà intendevano. E poi, sulla Terra, non c’era più accordo fra gli uomini sui significati: per alcuni ricchezza significava avere diecimila miliardi, per altri voleva dire avere almeno una patata da mangiare. Quanta confusione! Tanta confusione che un giorno il mago Linguaggio non ne poté più. Linguaggio era un mago potentissimo, che tanto tempo prima aveva inventato le parole e le aveva regalate agli uomini. All’inizio c’era stato un po’ di trambusto, perché gli uomini non sapevano come usarle, e se uno diceva carciofo l’altro pensava al canguro, e se uno chiedeva spaghetti l’altro intendeva gorilla, e al ristorante non ci si capiva mai. Allora il mago Linguaggio appiccicò ad ogni parola un significato preciso, cosicché le parole volessero dire sempre la stessa cosa, e per tutti. Da allora il carciofo è sempre stato un ortaggio, e il gorilla un animale peloso, e non c’era più il rischio di trovarsi per sbaglio nel piatto un grosso animale peloso, con il suo testone coperto di sugo di pomodoro. Questo lavoro, di dare alle parole un significato preciso, era costato un bel po’ di fatica al mago Linguaggio. Adesso, vedendo che gli uomini se ne infischiavano del suo lavoro, e continuavano ad usarle a capocchia, decise di dare loro una lezione. «Le parole sono importanti» amava dire «se si cambiano le parole si cambia anche il mondo, e poi non si capisce più niente». Una notte, dunque, si mise a scombinare un po’ le cose, spostando una sillaba qui, una là, mescolando vocali e consonanti, anagrammando i nomi. Alla mattina, infatti, non ci si capiva più niente. A tutti gli alberghi di una grande città aveva rubato la lettera gi e la lettera acca, ed erano diventati… alberi! Decine e decine di enormi alberi, con sopra letti e comodini e frigobar, e i clienti stupitissimi che per scendere dovevano usare le liane come Tarzan. Alle macchine aveva rubato una enne, facendole diventare macchie, e chi cercava la propria automobile trovava soltanto una grossa chiazza colorata parcheggiata in strada. Alle torte invece aveva aggiunto una esse, erano diventate tutte storte, e cadevano per terra prima che i bambini se le potessero mangiare. Erano talmente storte che non erano più buone nemmeno per essere tirate in faccia. Nelle scuole si era anche divertito ad anagrammare, al momento dell’appello, la parola presente, e se prima gli alunni erano tutti presenti, adesso erano tutti serpenti, e le maestre scappavano via terrorizzate. Poi si era tolto uno sfizio personale: aveva eliminato del tutto la parola guerra, che aveva inventato per sbaglio, e non gli era mai piaciuta. Così un grande capo della terra, che in quel momento stava per dichiarare guerra, dovette interrompersi a metà della frase, e non se ne fece nulla. Inoltre aveva trasformato i cannoni in cannoli, siciliani naturalmente, e chi stava combattendo si ritrovò tutto coperto di ricotta e canditi. Andò avanti così per parecchi giorni, con le scarpe che diventavano carpe e nuotavano via, i mattoni che diventavano gattoni e le case si mettevano a miagolare, il pane che si trasformava in un cane e morsicava chi lo voleva mangiare. Quanta confusione! Troppa confusione, e gli uomini non ne potevano più. Mandarono quindi una delegazione dal mago Linguaggio, a chiedere che rimettesse a posto le parole, e con loro il mondo. «E va bene» – disse Linguaggio – «ma solo ad una condizione: che cominciate a usare le parole con il loro giusto significato». «I diritti degli uomini devono essere di tutti gli uomini, proprio di tutti, sennò chiamateli privilegi. Uguaglianza deve significare davvero che tutti sono uguali e non che alcuni sono più uguali di altri. E per quanto riguarda la guerra…». «Per quanto riguarda la guerra» – lo interruppero gli uomini – «ci abbiamo pensato…tienitela pure: è una parola di cui vogliamo fare a meno».
                                 Gino e Cecilia Strada

Come sarà il 2021?

 


Come sarà il 2021?






E’ la domanda che ha attraversato la mente di molti di noi all’inizio del nuovo anno, resa ancora più angosciante dalla situazione di enorme incertezza che stiamo vivendo.
E’ vero, abbiamo preso un po’ le misure, ci siamo un po’ adattati, abbiamo fatto di necessità virtù, si fa per dire e non senza brontolamenti, ma sempre sperando di poter tornare alla vita di prima.
Viviamo come un po’ sospesi, in attesa.
E invece la vita è da vivere qui e ora, e ogni istante richiede di essere vissuto pienamente, evitando l’illusione di proiettarsi in un futuro, di cui peraltro non conosciamo i contorni.
E, oltre a vivere intensamente il presente, forse in questo momento sarebbe saggio anche fermarsi a cercare di intuire il senso di quanto sta accadendo, ritrovare una rotta per il viaggio della nostra vita e uscire da queste sabbie mobili, non con le ossa rotte, ma con un bagaglio di esperienze e di valori che ci aiutino a desiderare e cercare di vivere una vita buona.
Come dopo ogni calamità naturale o provocata dall’uomo, anche in questa situazione ci si è sentiti un po’ più vicini gli uni gli altri, tutti… nella stessa barca a condividere lo stesso pericolo ma anche a prendersi cura gli uni degli altri.
E’ una prova che unisce l’umanità nel dolore ma anche nella speranza e nella voglia di prospettive e di parole nuove che riscaldino il cuore e rischiarino la via.
L’enciclica del Papa “Fratelli Tutti” ci deve fare riflettere per recuperare quel senso di fratellanza e di comunione con tutti che sta alla base del nostro impegno missionario.
Essere fratelli significa aprirsi all’altro, accoglierlo e prendersi cura di lui.
E’ quanto si impegnano a fare ogni giorno i missionari e i volontari: non sono eroi, ma sono quei “Santi della porta accanto” che, senza clamori e pubblicità, fanno la loro piccola parte perché questo mondo sia più bello. Per tutti.

(tratto da Missionari Cappuccini)

La bellezza

 


Madiba

 


"Dopo essere diventato presidente, ho chiesto ad alcuni membri della mia guardia del corpo di andare a fare una passeggiata in città. Dopo la passeggiata, siamo andati a pranzare in un ristorante. Ci siamo seduti in uno dei più centrali, e ognuno di noi ha chiesto cosa voleva. Dopo un po 'di attesa, è comparso il cameriere che portava i nostri menù, in quel momento mi sono accorto che al tavolo che era proprio davanti al nostro c'era un uomo solo che aspettava di essere servito. 
Quando è stato servito, ho detto a uno dei miei soldati: vai a chiedere a quell'uomo di unirsi a noi. Il soldato è andato e trasmise il mio invito. L'uomo si alzò, prese il piatto e si sedette accanto a me. Mentre mangiava, le sue mani tremavano costantemente e non alzava la testa dal cibo. Quando abbiamo finito, mi ha salutato senza nemmeno guardarmi, gli ho stretto la mano e me ne sono andato!"
Il soldato mi ha detto: "Madiba, quell'uomo deve essere molto malato, dato che le sue mani non smettevano di tremare mentre mangiava".
"Affatto! Il motivo del suo tremore è un altro", ho risposto.
Mi hanno guardato in modo strano e ho detto loro:
"Quell'uomo era il guardiano del carcere in cui sono stato rinchiuso. Spesso, dopo la tortura a cui sono stato sottoposto, urlavo e piangevo per avere dell'acqua e lui veniva ad umiliarmi, rideva di me e invece di darmi acqua mi urinava sulla testaNon era malato, aveva paura e tremava forse temendo che io, ora che sono presidente del Sud Africa, lo mandassi in prigione e facessi la stessa cosa che ha fatto con me, torturandolo e umiliandolo. Ma io non sono così, quel comportamento non fa parte del mio carattere, né della mia etica. Le menti che cercano vendetta distruggono gli Stati, mentre quelle che cercano la riconciliazione costruiscono le Nazioni".

Nelson Mandela
(Tratto dal Muro di Chicali Echeverría Martínez)

Perla di saggezza

 


Perla di saggezza




Un Maestro ormai anziano, si era stancato delle ripetute lamentele del suo apprendista. Un mattino, lo mandò a prendere del sale.

Quando l’apprendista ritornò, il Maestro gli disse di aggiungere un pugno di sale in un bicchiere di acqua e di berlo.
Che sapore ha?” chiese il Maestro.
Amaro! Salatissimo!” rispose l’apprendista.
Il Maestro rise sommessamente. Chiese poi al giovane uomo di seguirlo.
I due camminarono in silenzio per diversi minuti, finché arrivarono alle sponde di un grande lago fra le montagne.
Riversa la stessa quantità di sale nelle acque del lago” disse allora il maestro.
Il discepolo fece come chiedeva l’anziano uomo.
E ora bevi dell’acqua dal lago
Il giovane congiunse le mani e bevve lentamente”
Mentre qualche goccia ancora cadeva dal suo mento, il Maestro gli chiese “Che sapore ha?
Fresco” disse l’apprendista.
Senti il sapore del sale?
Mmm...no” disse il giovane.
A questo punto il maestro si sedette al fianco del serioso giovane e cominciò a spiegare parlando dolcemente.
Ascolta. Il dolore nella tua vita è puro sale. Niente di meno e niente di più. La quantità di dolore nella vita di ognuno è dato, e non si può evitare. Tuttavia quanta amarezza proviamo, dipende dal contenitore in cui riversiamo il nostro dolore. Per cui quando provi pena, l’unica soluzione è ampliare il tuo senso delle cose. Smettila di essere un bicchiere. Diventa un lago”.

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