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Chiusura totale

 


Lo scopo della lettura

   

 


Ho letto moltissimi libri, ma ho dimenticato la maggior parte di essi. Ma allora qual è lo scopo della lettura?”.
Fu questa la domanda che un allievo una volta fece al suo Maestro.
Il Maestro in quel momento non rispose. Dopo qualche giorno, però, mentre lui e il giovane allievo se ne stavano seduti vicino ad un fiume, egli disse di avere sete e chiese al ragazzo di prendergli dell’acqua usando un vecchio setaccio tutto sporco che era lì in terra.
L’allievo trasalì, poiché sapeva che era una richiesta senza alcuna logica.
Tuttavia, non poteva contraddire il proprio Maestro e preso il setaccio, iniziò a compiere questo assurdo compito. Ogni volta che immergeva il setaccio nel fiume per tirarne su dell’acqua da portare al suo Maestro, non riusciva a fare nemmeno un passo verso di lui che già nel setaccio non ne rimaneva neanche una goccia.
Provò e riprovò decine di volte ma, per quanto cercasse di correre più veloce dalla riva fino al proprio Maestro, l’acqua continuava a passare in mezzo a tutti i fori del setaccio e si perdeva lungo il tragitto.
Stremato, si sedette accanto al Maestro e disse: “Non riesco a prendere l’acqua con quel setaccio. Perdonatemi Maestro, è impossibile e io ho fallito nel mio compito
No – rispose il vecchio sorridendo – tu non hai fallito. Guarda il setaccio, adesso è come nuovo. L’acqua, filtrando dai suoi buchi lo ha ripulito
Quando leggi dei libri – continuò il vecchio Maestro – tu sei come il setaccio ed essi sono come l’acqua del fiume
Non importa se non riesci a trattenere nella tua memoria tutta l’acqua che essi fanno scorrere in te, poiché i libri comunque, con le loro idee, le emozioni, i sentimenti, la conoscenza, la verità che vi troverai tra le pagine, puliranno la tua mente e il tuo spirito, e ti renderanno una persona migliore e rinnovata. Questo è lo scopo della lettura”.

Chiusura totale

 


Madiba

   

 


Dopo essere diventato presidente, ho chiesto ad alcuni membri della mia guardia del corpo di andare a fare una passeggiata in città. Dopo la passeggiata, siamo andati a pranzare in un ristorante. Ci siamo seduti in uno dei più centrali, e ognuno di noi ha chiesto cosa voleva. Dopo un po’ di attesa, è comparso il cameriere che portava i nostri menù, in quel momento mi sono accorto che al tavolo che era proprio davanti al nostro c'era un uomo solo che aspettava di essere servito. Quando è stato servito, ho detto a uno dei miei soldati: vai a chiedere a quell'uomo di unirsi a noi.  Il soldato andò e trasmise il mio invito. L'uomo si alzò, prese il piatto e si sedette accanto a me. Mentre mangiava, le sue mani tremavano costantemente e non alzava la testa dal cibo. Quando abbiamo finito, mi ha salutato senza nemmeno guardarmi, gli ho stretto la mano e me ne sono andato!
Il soldato mi ha detto: “Madiba, quell'uomo deve essere molto malato, dato che le sue mani non smettevano di tremare mentre mangiava”. “Affatto! Il motivo del suo tremore è un altro” ho risposto. Mi hanno guardato in modo strano e ho detto loro: “Quell'uomo era il guardiano del carcere in cui sono stato rinchiuso. Spesso, dopo la tortura a cui sono stato sottoposto, urlavo e piangevo per avere dell'acqua e lui veniva ad  umiliarmi, rideva di me e invece di darmi acqua mi urinava sulla testa. Non era malato, aveva paura e tremava forse temendo che io, ora che sono presidente del Sud Africa, lo mandassi in prigione e facessi la stessa cosa che ha fatto con me, torturandolo e umiliandolo. Ma io non sono così, quel comportamento non fa parte del mio carattere, né della mia etica. Le menti che cercano vendetta distruggono gli Stati, mentre quelle che cercano la riconciliazione costruiscono le Nazioni".

                                                              (Nelson Mandela)

Chiusura totale

 


Chiusura totale

   



Per ora è andata. Dopo quasi tre mesi di chiusura totale e parecchi morti noi siamo qui, ancora vivi e vegeti.

Il brutto è che abbiamo conservato tutti i difetti possibili nonostante le promesse di essere migliori, di non dimenticare, di guardare il futuro con nuove prospettive.

Nossignori: uguali se non peggio. Sempre pronti soprattutto a guardare la pagliuzza nell’occhio dell’altro con la vista offuscata da una trave enorme nel nostro.

I danni psicologici provocati da questo isolamento forzato sono purtroppo tanti.

Noi anziani ce ne accorgiamo ogni giorno. Molti con una nuova paura di uscire dal guscio. Altri con problemi fisici acuiti dall’immobilità.

Anche per i bambini e i giovani le video lezioni non hanno certo potuto sostituire la socialità e il contatto con gli amici e gli insegnanti.

Lo smart working per fortuna ha salvato gli stipendi di molte famiglie. Molti nonni si sono ritrovati baby sitter a tempo pieno per permettere ai genitori di lavorare da casa.

Se molte attività lavorative sono riprese, non si hanno notizie certe sull’inizio delle lezioni scolastiche.

In conclusione: mai ci saremmo aspettati di vivere una esperienza del genere. Nel nostro mondo occidentale ci sentivamo al sicuro. Le notizie delle epidemie in Africa ci sfioravano ma con la medicina all’avanguardia, la scienza pronta a trovare soluzioni l’idea di morire così in massa era bandita dalle nostre menti.

La nostra Associazione, lavorando con Etiopia ed Eritrea, riesce ad avere il polso di quello che accade dove la massima povertà non dà scampo: igiene, cibo e comunque tutti i beni primari sono sempre difficili da ottenere.

Quindi, anche se chiusi nelle nostre case, abbiamo continuato a sviluppare le idee.

Dopo le vacanze vi racconteremo nei dettagli i nostri progetti per i quali chiederemo ancora il vostro aiuto.

Un augurio a tutti perché il vento del “cambiamento” in positivo spiri per  noi.

Buona e fruttuosa estate.

                                        I volontari de Il Seme della Speranza o.n.l.u.s.

Chiusura totale

 


La ferita di Beirut

la sposa d'oriente

   


Martedì 4 agosto 2020, nel porto di Beirut, capitale del Libano, è avvenuta una gigantesca esplosione che ha sventrato la città spargendo morte e devastazione. Il porto, attraverso cui il Libano importa la maggior parte del suo fabbisogno energetico e alimentare, è stato quasi completamente distrutto. Con esso anche ospedali, case, chiese e moschee, alberghi e negozi. Più di cento sono stati i morti e migliaia i feriti.

Al momento dell’esplosione i libanesi, chiusi in casa a causa dell’emergenza COVID–19 che era tornata a paralizzare la Nazione negli ultimi giorni, si sono precipitati a soccorrere i propri connazionali: medici e personale sanitario hanno aperto ospedali e cliniche all’afflusso dei feriti, albergatori hanno messo le loro strutture a disposizione per accogliere gli sfollati fuggiti dalle proprie case distrutte. Lo stesso hanno fatto conventi, monasteri, chiese e moschee.

Il patriarca maronita Bechara Boutros Rai ha dichiarato che nella città si è assistito a “uno scenario di guerra senza guerra” e, proseguendo, che “ciò è avvenuto proprio mentre lo Stato libanese si trova in una situazione di bancarotta economica e finanziaria che lo rende incapace di affrontare questa catastrofe”, con il popolo ridotto “in condizione di povertà e miseria”.

Il Libano, piegato negli ultimi anni da enormi problemi di ordine politico, finanziario, economico e sul fronte della sicurezza nazionale, ora merita tutto il sostegno possibile per rimettersi in piedi, prescindendo da ogni considerazione e calcolo politico e geopolitico, perché ciò che è accaduto va oltre la politica e va al di là dei conflitti.

(don Armando Nolli)

NB: il Consiglio Direttivo della nostra associazione si è riunito in videoconferenza in data 6 agosto alle ore 20,30 e ha deliberato di stanziare euro 1.000,00 (mille/00) per l’emergenza in Libano, in risposta all’appello lanciato dai Frati Cappuccini di Lombardia. Questo importo verrà trasformato in bancali di cibo da inviare a mezzo container con destinazione Frati del Libano – Beirut.

In Africa

 


Nel caos della città

abbiamo bisogno

di oasi di silenzio

   

Avere degli spazi di silenzio non vuol dire per forza essere in un luogo senza rumori o distrazioni: occorre sintonizzarsi con quel luogo interiore che permette in qualsiasi situazione di essere in pace.
Si possono ritagliare degli spazi di silenzio nelle nostre giornate scegliendo di togliere dalle nostre agende degli appuntamenti per sostare e magari pregare. La preghiera è ascolto e l’ascolto ha bisogno di tempo, non di orecchie ma di cuore.
Viviamo un ritmo di vita superiore alle nostre possibilità, dalla ipercomunicazione alla “velocità” che ci circonda. In questo turbinio l’essere umano si perde, le ferite diventano voragini da riempire per trovare un senso. Invece si può arrivare a casa, spegnere il telefono, dedicare la propria presenza alla famiglia o anche a se stessi.
Nel silenzio si assaporano sguardi e gesti. Abbiamo bisogno di rimettere al primo posto le situazioni che ci fanno bene e nutrono. Ad esempio un ottimo esercizio è quello di svegliarsi mezz’ora prima per una buona lettura. In questa ottica riscopriremo il piacere della convivialità, la TV lascerà il posto alla tavola imbandita e ai sorrisi e il cellulare lascerà il posto agli sguardi e agli abbracci.
Il silenzio non sarà più d’imbarazzo ma carico di amore e di legami.

                                 (da 'Credere' n. 31)

 

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