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Il razzismo



 


Il pregiudizio razziale troverà sempre un fertile terreno in quella piccola e debole cosa che è il cervello umano (
James Baldwin).

Scrive mons. Gianfranco Ravasi nel suo splendido libro “Le parole e i giorni”

"Amo viaggiare anche in città sui mezzi pubblici. Tempo fa di notte, rientrando da un viaggio, avevo preso al volo una delle ultime corse della metropolitana. Avevo guardato i miei compagni di viaggio all’interno di quel vagone. Io ero l’unico bianco. Mi era sembrato di avere davanti una parabola del nostro futuro, quando la miscela dei popoli sarà così densa da rendere comune una simile esperienza. Capisco, però, che tutto questo avverrà con fatica: le paure reciproche sono costantemente in agguato e possono esplodere con veemenza. E uno dei primi fuochi devastanti è quello del razzismo, come dice la frase che ho sopra proposto e che non a caso è di uno scrittore afroamericano, James Baldwin, un autore che fu fortemente impegnato nella sua patria sul tema dei diritti civili e dell’integrazione. Il razzismo pacchiano e isterico del nazismo, quello un po’ ridicolo e fanfarone del fascismo, la xenofobia che ancora oggi serpeggia sotto le  apparenti forme di autodifesa nasce appunto dalla paura dell’altro e del diverso. Certo, la coesistenza delle differenze è spesso ardua ed esige un lavoro paziente di dialogo e di rispetto da entrambe le parti. Tuttavia la brutalità del rigetto razzista, oltre a non risolvere i problemi, anzi a renderli più tesi, non libera dai timori e rende la vita piena di fiele e acrimonia".

"Dio creò da uno solo tutte le nazioni degli uomini perché abitassero sulla faccia della terra" dice san Paolo ad Atene (Atti 17,26).

Cerchiamo di tirar fuori da noi e dagli altri l’Adamo, cioè l’umanità che tutti ci accomuna.”

 

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Il giorno era iniziato male e stava finendo peggio. Come al solito, l’autobus era molto affollato. Mentre venivo sballottata in tutte le direzioni, la tristezza cresceva.
Poi sentii una voce profonda provenire dalla parte anteriore dell’autobus: “Bella giornata, non è vero?”. A causa della folla non riuscivo a vedere l’uomo, ma lo sentivo descrivere il paesaggio primaverile, richiamando l’attenzione sulle cose che si avvicinavano: la chiesa, il parco, il cimitero, la caserma dei pompieri. Di lì a poco tutti i passeggeri guardavano fuori dal finestrino. L’entusiasmo era così contagioso che mi misi a sorridere per la prima volta nella giornata.
Arrivammo alla mia fermata. Dirigendomi con difficoltà verso la porta, diedi un’occhiata alla nostra “guida”: una figura grassottella, con la barba nera, gli occhiali da sole, con in mano un bastone bianco. Era cieco!
Scesi dall’autobus e, all’improvviso, tutta la mia tensione era svanita. Dio nella sua saggezza aveva mandato un cieco che mi aiutasse a vedere: a vedere che, sebbene a volte le cose vadano male, quando tutto sembra scuro e triste, il mondo continua ad essere bello.
Canticchiando un motivetto salii le scale del mio appartamento. Non vedevo l’ora di salutare mio marito con le parole “Bella giornata, non è vero?

                                                                                                   (da “365 piccole storie per l’anima” di Bruno Ferrero)

Allenati a vincere


 
Allenati a vincere





Un re, amante della caccia, ricevette in omaggio due piccoli falchi.

Li consegnò al maestro falconiere affinchè li addestrasse.

Trascorsi alcuni mesi, il maestro informò il re del fatto che uno dei falchi stava bene, mentre l’altro non si muoveva dal ramo sul quale lo aveva lasciato il giorno in cui era arrivato.

Il re chiamò fattucchieri e guaritori, affidò il falco alla cura dei membri della corte, ma nessuno riuscì a farlo volare.

Egli decise di offrire una ricompensa a chi fosse riuscito a far volare il falco.

La mattina seguente lo vide volare nei giardini.

Il re ordinò: “Portatemi l’autore di questo miracolo!

Si presentò un contadino che, intimidito, disse: “E’ stato facile, mio re. Mi sono limitato a tagliare il ramo e il falco è volato. Si è ricordato di avere le ali e ha spiccato il volo”.

Ostacoli, difficoltà, avversità si superano con riflessione, osservazione e senso comune.

Difficile, in qualunque grado, vuol pur sempre dire possibile.

 (da “Un momento, per favore!” di J. Maurus)

Umiltà


 
Quanto più sei

grande, tanto più

fatti umile


Nel mondo in cui viviamo il valore dell’umiltà è escluso da ogni considerazione. Domina il potente, viene ammirato chi riesce a prevalere, chi si afferma a ogni costo, chi si assicura una posizione anche ricorrendo a mezzi spregiudicati e privi di ogni scrupolo.

A capire il segreto dell’umiltà cristiana ci aiuta Gesù. Con la nota parabola dell’invito al pranzo di nozze, quando tutti si affollano ai primi posti e il padrone di casa è costretto a dire “cedi il tuo posto” ad altri invitati, osserva proprio il diffuso atteggiamento di primeggiare e coglie l’occasione per raccontare l’umiltà autenticamente umana.

L’intenzione non è quella di proporre una tattica per raggiungere il posto migliore, né di insegnare la buona educazione. E’ un invito a ricordare che un cristiano non gareggia per apparire ma cerca di mettersi al posto giusto e più idoneo al servizio anche se è l’ultimo.

Gesù propone addirittura al padrone di casa di invitare coloro che non possono ricambiare l’ospitalità: poveri, storpi, zoppi, ciechi. Questa è l’anima dell’umiltà cristiana perché queste persone non potranno rispondere all’invito con una reciprocità di mutua convenienza.

Proviamoci anche noi fidandoci degli insegnamenti di Cristo. Ne guadagneremo in serenità quotidiana.

(don Francesco Brugnaro)

 

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