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I cercatori di senso



I cercatori di senso




Ultimo incontro per i gruppi partecipanti alla formazione dei volontari in missione.

In una splendida giornata di primavera ci siamo ritrovati nel convento dei Cappuccini di Varese per una giornata di ritiro spirituale.

Padre Dino ci ha accompagnato in una meditazione profonda e toccante del brano evangelico dei due discepoli di Emmaus (Luca 24, 13-35).

Tanti sono stati gli spunti di riflessione.

Con gli occhi impediti a riconoscere Gesù mentre si allontanavano da Gerusalemme, Cleopa e il suo compagno senza nome che incarna noi tutti, tornano al loro passato, non riconoscono il Messia e la sua rivoluzione. La loro mancanza di fede è ancora la nostra. Ma quando Gesù si svela spezzando il pane ecco che, animati dalla scoperta, corrono di nuovo verso Gerusalemme per comunicare agli altri che Gesù è veramente risorto.

La vita cambia. Ma non basta “passare delle informazioni” per cambiare. E’ necessario che questo messaggio tocchi il cuore e coinvolga la vita delle persone, occorre dare l’esempio di amore e condivisione.

Dio non è fuori dai nostri problemi reali: è nostro alleato. E se abbiamo provato la tentazione di sentirlo lontano, se siamo scappati a Emmaus, non è mai troppo tardi per ritornare a Gerusalemme. Gesù è misericordia, sempre.

Forse non abbiamo riflettuto abbastanza sul fatto inconfutabile che, una volta concepiti noi vivremo per sempre. Abbiamo il diritto/dovere di essere felici. Ma anche qui la scelta sta a noi perché saremo felici solo se realizzati senza sprecare il nostro tempo in modo banale.

Tutti noi abbiamo il compito di cercare sempre il senso della vita, a qualunque età, con l’aiuto della Chiesa, dell’Eucaristia, delle Scritture e dei sacerdoti che padre Dino definisce “cercatori di senso”.

E allora “resta con noi Signore perché si fa sera”, sappiamo che solo l’incontro con Te da senso alla nostra vita perché siamo figli della Tua resurrezione.

Valter


El Sciur Lino


Chi non conosceva ancora Lino qui a Bollate, ha avuto un’ottima occasione per farlo attraverso la nostra Associazione.

Il nostro Lino è un mago della pelletteria. Trasforma piccoli triangoli, rettangoli e avanzi di pelle colorata in portafogli, pochette, cinture, portachiavi...

Basta dargli il -la’- e Lino taglia, cuce, incolla…

Un portento di fantasia e buon gusto nell’accostamento di colori e disegni.

E che dire della cura per le confezioni? Scatole perfette chiuse con piccole cinture che riprendono i dettagli dei suoi manufatti.

Non dimentichiamo che Lino ha lavorato per grandi stilisti nel campo della moda quindi la sua bravura non è una sorpresa ma solo una conferma.

Grazie anche a te per essere dei nostri!

Gli Amici de Il Seme della Speranza o.n.l.u.s.

Senza titolo



Senza titolo






Seconda domenica dopo Pasqua: Festa della Divina Misericordia.

Nel ricordare che il Beato Giovanni Paolo II morì proprio alla vigilia della Giornata della Misericordia proprio da lui fortemente voluta, ci viene spontaneo riflettere sulla grandezza della Misericordia di Dio e sulla pochezza della misericordia umana.

Siamo bombardati dalle notizie dei suicidi di persone che, ormai persa ogni speranza, decidono di rinunciare alla vita.

Assistiamo con grande pena alle scene strazianti dei funerali di queste vittime della società e un interrogativo si fa strada nella mia mente.

Tutte le persone che gridano la loro impotenza e la loro sete di vendetta nei confronti delle Istituzioni e del mondo intero, davvero non si sono accorti che il loro vicino di casa viveva in questo stato di indigenza assoluta?

Nessuno si è accorto dello sguardo spento, gli occhi bassi, le borse della spesa vuote, il silenzio che “urlava” tracimando dai muri di quegli appartamenti?

Le luci sempre spente, la solitudine, l’abbandono, la rassegnazione… Eppure siamo pronti ad osservare i movimenti dei vicini…. magari guardiamo con un pizzico di invidia la macchina nuova oppure sentiamo le risate dei bambini che giocano in casa... le conversazioni a tavola, la Tv col volume un po’ alto…

La verità è che ognuno di noi è perso nei confini del suo orticello personale. Il senso di solidarietà che animava la vita dei nostri anziani si è perso per strada. Ascoltiamo con orecchio distratto e un po’ di fastidio i loro racconti: “ Ma nonno, se non avevi tu da mangiare dividevi il pezzo di pane col tuo vicino? Mandavi i tuoi figli a bussare alla porta della vicina con un piatto di minestra? Cosa avevi in testa?”

Siamo tutti responsabili: specialmente nei confronti di chi non chiede aiuto per un senso di dignità.

E’ vero: i soldi non dovrebbero fare la differenza tra il bene e il male.

E’ altrettanto vero che un po’ più di attenzione, camminare a testa alta e guardare negli occhi il fratello può invece fare la differenza tra la vita e la morte.

Papa Francesco invita sempre tutti a non abbandonare la SPERANZA. Sperare malgrado tutto è un atto di coraggio grandissimo. Possiamo farcela se non siamo soli.

In questo momento difficile cerchiamo in noi la forza per sperimentare la solidarietà e l’accoglienza dei fratelli.

Si, ce la possiamo fare.

                                                                                                                                                                                     Gabriella

Deserto di Giuda




Terra Santa: santuario a cielo aperto






«Tu parli bene della Terra Santa, ma non la chiami col nome di Israele e di Palestina: terra di tante contraddizioni, con popolazioni che non vanno d’accordo, cristiani inclusi. Dal Vecchio Testamento nulla è cambiato, anzi, forse, la situazione è peggiorata. Tu dici che bisogna mettersi sulle orme di Gesù e rivivere i sacramenti dove Lui li ha istituiti. Ma cosa cambia a pregare in un santuario o nella mia parrocchia in confronto con il pregare nella Terra Santa?».

Il fascino della Terra Santa consiste nel fatto di essere un santuario a cielo aperto. È una terra in cui, al di là dei peccati antichi e nuovi dei suoi abitanti, delle tensioni tra le tre religioni monoteiste (ebraica, cristiana e musulmana) e delle dolorose divisioni dei cristiani, si respira l’antica benedizione che Dio ha dato al suo popolo.

Un po’ di anni fa, un frate francescano mi aveva permesso di trascorrere una notte nell’orto del Getzemani. C’era un forte vento, fenomeno comune nella città santa. Vento che è fonte di refrigerio durante la calura del giorno ed è sconvolgente messaggio durante la notte. Quel vento, forse, aveva indotto Cristo a istruire Nicodemo: «Il vento soffia dove vuole. Tu ne odi la voce e non sai da dove venga o dove vada…».

Il vento del Getzemani, quella notte, portava a me la voce dei patriarchi, dei profeti, dei giusti che attendevano il Messia. Era un fenomeno gravido di mistero. Il divino era palpabile. Mi sembrava, quasi, di percepire il fruscio delle ali dello Spirito Santo.

La stessa sensazione avevo percepito più volte, in giovinezza, a Taizé, là dove migliaia e migliaia di giovani venivano a pregare e impregnavano l’aria di una ineffabile Presenza.

Se questo fenomeno è percepibile nelle nostre chiese, nei nostri santuari, a maggior ragione si può sperimentare in quella terra che Dio Padre ha benedetto, Dio Figlio ha scelto come sua dimora e Dio Spirito Santo preserva per il momento in cui i nostri fratelli maggiori, gli Ebrei, “risponderanno alla benedizione data ad Abramo e alla sua discendenza. Allora – afferma San Paolo – avverrà una ‘palingenesi’, una nuova creazione”.

Nell’attesa di quel giorno e per anticiparlo, noi, credenti in Cristo, ci facciamo “ribattezzare” nelle limacciose acque del Giordano. Andiamo a rileggere il brano della tempesta sedata sul lago di Tiberiade. Domandiamo a Dio, sul monte Tabor, che la preghiera ci trasfiguri, risvegliando la bellezza assopita nel nostro spirito. Riceviamo il sacramento dell’Unzione degli infermi sulle rovine della piscina probatica, là dove Gesù guarì quel paralitico ammalato da trentotto anni (trentotto: numero simbolico che indica il ripiegamento su se stessi). Rinnoviamo i voti matrimoniali a Cana. Il tutto aiutati da un piccolo gruppo di amici che sappia fare silenzio, pregare e condividere quei suggerimenti che lo Spirito Santo non lascia mancare a chi lo invoca con un cuore sincero.

È comunque vero che, per incontrare Dio, non è necessario andare in Terra Santa. Ovunque si trova il Signore: nel convento di clausura, nel deserto, sul posto di lavoro, in discoteca e al mercato… Ovunque va cercato (ed è un privilegio da non negare a noi stessi): nella nostra parrocchia, nella nostra famiglia, nel nostro spirito. Qui il Signore ci chiama e ci aspetta, pronto sempre a perdonarci e a ricrearci uomini nuovi, a trasformare il nostro corpo in un santuario vivente, discreta e potente dimora della Santissima Trinità.

                                                                                                                                                                                     Don Valentino Salvoldi

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