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Umiltà


 
Quanto più sei

grande, tanto più

fatti umile


Nel mondo in cui viviamo il valore dell’umiltà è escluso da ogni considerazione. Domina il potente, viene ammirato chi riesce a prevalere, chi si afferma a ogni costo, chi si assicura una posizione anche ricorrendo a mezzi spregiudicati e privi di ogni scrupolo.

A capire il segreto dell’umiltà cristiana ci aiuta Gesù. Con la nota parabola dell’invito al pranzo di nozze, quando tutti si affollano ai primi posti e il padrone di casa è costretto a dire “cedi il tuo posto” ad altri invitati, osserva proprio il diffuso atteggiamento di primeggiare e coglie l’occasione per raccontare l’umiltà autenticamente umana.

L’intenzione non è quella di proporre una tattica per raggiungere il posto migliore, né di insegnare la buona educazione. E’ un invito a ricordare che un cristiano non gareggia per apparire ma cerca di mettersi al posto giusto e più idoneo al servizio anche se è l’ultimo.

Gesù propone addirittura al padrone di casa di invitare coloro che non possono ricambiare l’ospitalità: poveri, storpi, zoppi, ciechi. Questa è l’anima dell’umiltà cristiana perché queste persone non potranno rispondere all’invito con una reciprocità di mutua convenienza.

Proviamoci anche noi fidandoci degli insegnamenti di Cristo. Ne guadagneremo in serenità quotidiana.

(don Francesco Brugnaro)

 

Migrante

  


Migrante


 

Ci sarà il sole? O la pioggia? O nevischio madido come il sorriso posticcio del doganiere?

Dove mi vomiterà l’ultimo tunnel anfibio?

Nessuno sa il mio nome.

Tante mani attendono la prima rimessa, a casa. Ci sarà?

Il domani viene e va, giorni da relitti di spiaggia.

Forse mi indosserai, alghe cucite su falsi di stilisti, con marche invisibili: fabbriche in nero.

O souvenir sgargianti, distanti ma che ci legano, manufatti migranti, rolex contraffatti, l’uno contro l’altro, su marciapiedi senza volto.

I tappeti invogliano ma nessuna scritta dice: benvenuti.

Conchiglie di ciprea, coralli, scogliere di gesso, tutti una cosa sola al margine degli elementi.

Banchi di sabbia seguono i miei passi.

Banchi di sabbia di deserto, di sindoni incise dal fondo marino, poiché alcuni se ne sono andati cosi’, prima di ricevere una risposta.

Ci sarà il sole? O la pioggia?

Siamo approdati alla baia dei sogni.

 

                                                       Wole Soyinka (Nigeria)

 

Il Seme della Speranza in tutti noi

 


Il Seme della Speranza 

in tutti noi

 

 

Il periodo storico che stiamo vivendo ci pone tanti interrogativi.

Chi avrebbe mai immaginato un tale flagello che sta annullando il nostro mondo, fatto di abitudini più o meno consolidate, di piccole e grandi cose della nostra vita?

Tanti intorno a noi ci hanno lasciato. In silenzio e in solitudine. E questo aumenta ancora di più il senso di vuoto, desolazione e sgomento.

Ci eravamo promessi tante cose. Di tenere duro, di rinascere migliori da questa esperienza...

Ora delusi, preoccupati e timorosi lo spirito viene un po’ meno.

E’ il momento giusto per rialzare la testa. Per non farci travolgere dal “lockdown” bensi cominciare a pensare ad un nuovo “look down”.

Ricominciare a pensare agli ultimi, a quelli che sono abbandonati, senza mezzi, con una vita dura che lascia poco spazio all’idea di futuro.

In Africa, ma anche qui. I nostri vicini che per pudore o per non disturbare non osano chiedere. Facciamo sentire che ci siamo. Usiamo tutto il possibile: una parola buona, un gesto, un aiuto. Non richiudiamoci in un egoismo sterile. Facciamo germogliare il seme della speranza.

La nostra Associazione riparte dopo il periodo di vacanza. Ci metteremo l’impegno, come sempre, sperando di riuscire a realizzare quanto ci siamo proposti.

Se vorrete seguirci, il nostro Sito racconterà tutto quello che abbiamo in cantiere.

Sappiamo che sarete ancora al nostro fianco, come sempre. E come sempre vi giunga un grandissimo GRAZIE di cuore.

I volontari de Il Seme della Speranza o.n.l.u.s.

 

La storia vera del signor Flavio e del suo calendario scaduto

 


La storia vera del signor 

Flavio e del suo

calendario scaduto

 

 

E’ un articolo lungo, datato, ma vale la pena di perdere cinque minuti per leggerlo e riflettere…

Fra le mille paure che riconosco di avere, certo non saprò mai sconfiggere quella della solitudine. Al confronto, il panico del buio o lo smarrimento che provo alla sola idea di andare dal dentista sono niente, meglio, a essere più sincera mi appaiono affrontabili. Ma lo star sola, non una sera, forse nemmeno una settimana, ma stare sola in prospettiva mi getta nel panico più nero. Penserete a rigor di logica: dunque ti circonderai di amici, più o meno sinceri. Sbagliato del tutto: dunque lavoro e poi mi rifugio in famiglia, una famiglia anche piccola, la mia, ma io ci riesco a trovare tutto e tutto quello che mi pare mi serva sta lì dentro. Si sta al mondo per fare qualcosa che serva a qualcuno, concedetemi questa riflessione, non si vive per sé, perlomeno non io. Di conseguenza si spera di avere qualcuno che abbia bisogno di te, in qualunque modo, per qualunque motivo. In questo sta radicata la mia paura: che nessuno, invece, a te caro si accorga che per queste strade sei passato e che hai gettato anche piccoli semi e suscitato modesti o immensi amori, è lo stesso. Si sta al mondo per condividere. Tutto questo vi renderà penso chiaro il mio sgomento di fronte alla notizia di questi giorni di un anziano signore trovato senza vita in casa a Genova, disteso per terra in cucina, con a fianco un calendario. Attenzione: di sette anni fa. Quel signore se ne è andato nel 2008 e nessuno, ecco il terrore, ecco il film dell’orrore, se ne è accorto fino ad oggi. Nessuno ha sentito la sua mancanza, nessuno ha sentito il vuoto della sua scomparsa. C’è una famiglia alle spalle di quell’uomo, che non mi sogno nemmeno di giudicare perché ognuno sa i dolori suoi, le sue sventure e i fatti che hanno segnato la sua vita, ma resta innegabile e prepotente lo sconcerto di questo terribile fatto di cronaca. L’anziano aveva 76 anni: a trovarlo beffa di una vita intera, è stato l’ufficio delle tasse. Certo non pagava le tasse dal 2008 e quindi la legge ha fatto il suo lentissimo corso e dopo sette anni ha deciso il pignoramento dei suoi beni. Flavio, questo è il nome diffuso dai quotidiani, si è sfilato da questo mondo in punta di piedi, così in silenzio e solo che nessuno (tranne l’impersonalissimo Stato) l’ha cercato, e soprattutto nessuno più di tanto se n’è fatto cruccio. Eppure avrà lavorato, avrà avuto colleghi, qualche mezzo amico, qualcuno l’avrà conosciuto, ci avrà qualche volta parlato, si sarà accorto che esisteva.

Eccola, la solitudine che getta nel panico. Eccole, le grandi città dove o sei tutto o sei niente, e nel tuo stesso condominio forse si accorgono che qualcosa non va solo dalla cassetta della posta che esplode. Andarsene così, come un colpo di tosse, come uno starnuto, da soli assolutamente, è una crudeltà efferata di chi in questo mondo ci resta. Gentile signor Flavio, a me di lei e del suo calendario scaduto è dispiaciuto. Per quel che vale…

( tratto dalla “pagina del Direttore”- Gente 9 giugno 2015)

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