La storia vera del signor
Flavio e del suo
calendario scaduto
E’ un articolo lungo, datato, ma vale la pena di perdere cinque minuti per leggerlo e riflettere…
Fra le mille paure che riconosco di avere, certo non saprò mai sconfiggere quella della solitudine. Al confronto, il panico del buio o lo smarrimento che provo alla sola idea di andare dal dentista sono niente, meglio, a essere più sincera mi appaiono affrontabili. Ma lo star sola, non una sera, forse nemmeno una settimana, ma stare sola in prospettiva mi getta nel panico più nero. Penserete a rigor di logica: dunque ti circonderai di amici, più o meno sinceri. Sbagliato del tutto: dunque lavoro e poi mi rifugio in famiglia, una famiglia anche piccola, la mia, ma io ci riesco a trovare tutto e tutto quello che mi pare mi serva sta lì dentro. Si sta al mondo per fare qualcosa che serva a qualcuno, concedetemi questa riflessione, non si vive per sé, perlomeno non io. Di conseguenza si spera di avere qualcuno che abbia bisogno di te, in qualunque modo, per qualunque motivo. In questo sta radicata la mia paura: che nessuno, invece, a te caro si accorga che per queste strade sei passato e che hai gettato anche piccoli semi e suscitato modesti o immensi amori, è lo stesso. Si sta al mondo per condividere. Tutto questo vi renderà penso chiaro il mio sgomento di fronte alla notizia di questi giorni di un anziano signore trovato senza vita in casa a Genova, disteso per terra in cucina, con a fianco un calendario. Attenzione: di sette anni fa. Quel signore se ne è andato nel 2008 e nessuno, ecco il terrore, ecco il film dell’orrore, se ne è accorto fino ad oggi. Nessuno ha sentito la sua mancanza, nessuno ha sentito il vuoto della sua scomparsa. C’è una famiglia alle spalle di quell’uomo, che non mi sogno nemmeno di giudicare perché ognuno sa i dolori suoi, le sue sventure e i fatti che hanno segnato la sua vita, ma resta innegabile e prepotente lo sconcerto di questo terribile fatto di cronaca. L’anziano aveva 76 anni: a trovarlo beffa di una vita intera, è stato l’ufficio delle tasse. Certo non pagava le tasse dal 2008 e quindi la legge ha fatto il suo lentissimo corso e dopo sette anni ha deciso il pignoramento dei suoi beni. Flavio, questo è il nome diffuso dai quotidiani, si è sfilato da questo mondo in punta di piedi, così in silenzio e solo che nessuno (tranne l’impersonalissimo Stato) l’ha cercato, e soprattutto nessuno più di tanto se n’è fatto cruccio. Eppure avrà lavorato, avrà avuto colleghi, qualche mezzo amico, qualcuno l’avrà conosciuto, ci avrà qualche volta parlato, si sarà accorto che esisteva.
Eccola, la solitudine che getta nel panico. Eccole, le grandi città dove o sei tutto o sei niente, e nel tuo stesso condominio forse si accorgono che qualcosa non va solo dalla cassetta della posta che esplode. Andarsene così, come un colpo di tosse, come uno starnuto, da soli assolutamente, è una crudeltà efferata di chi in questo mondo ci resta. Gentile signor Flavio, a me di lei e del suo calendario scaduto è dispiaciuto. Per quel che vale…
( tratto dalla “pagina del Direttore”- Gente 9 giugno 2015)