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Marta

Tempo di olimpiadi



Quel maratoneta

scalzo venuto dall'Etiopia




Corri ragazzo, corri. Dietro le tue spalle c’è una storia coloniale da dimenticare e davanti a te, un futuro da costruire.
Corri ragazzo, corri. Al tuo fianco non c’è solo la gente dell’Altipiano, ma tutto un continente in cerca di riscatto.
Corri ragazzo, corri. I sampietrini tagliano i piedi nudi. Ma tu sei abituato a soffrire, a stringere i denti e a tirare avanti.
Corri ragazzo, corri. La medaglia d’oro non ripagherà solo i tuoi sforzi, ma quelli di tutti gli africani appena usciti dalla pagina più buia della loro storia.

E Abebe Bikila corse. Corse forte. Vinse quella maratona a Roma, davanti a un mondo incredulo.
La sua medaglia d’oro fu la prima conquistata da un africano in un’olimpiade.
La sua vittoria fu il simbolo delle riscossa africana, la riscossa di un continente che si stava allontanando dalla presenza europea.

 

L'amore per l'atletica.
Il gesto tecnico perfetto,
l'energia di un lancio.
la leggerezza dei salti....
l'armonia della corsa e il cuore del maratoneta.
Il mondo è pieno di gente che corre.
Ma il fascino del corridore degli altopiani è unico.
L'altopiano africano è lo scenario suggestivo
dove la macchia rossa del Masai
si avvicina lentamente da lontano,
passando dal giallo della savana
alla pista polverosa.
E quando lo scorgi
ammiri stupito le ampie leve
che solo uno scultore come
un Dio che non conosciamo
poteva plasmare.
E pensi a che immenso atleta
potrebbe essere questo guerriero.
Sì, un formidabile maratoneta.
Che mescola la voglia di vittoria
con il suo passato povero,
il desiderio di riscatto
con la sua umile vita.
Un corridore da sogno.

 
Marta

 
Ubuntu

Un antropologo propose un gioco ad un gruppo di bambini africani.

Mise un cesto pieno di frutta accanto ad un albero e disse loro che il primo che vi arrivava, avrebbe vinto i dolci frutti.

Quando disse ”partenza”, i bambini si presero tutti per mano e corsero verso il cesto, poi si sedettero e gustarono la frutta tutti insieme.

Quando l’antropologo chiese loro il perchè avessero corso tutti insieme, quando uno solo avrebbe potuto avere tutto per sè, i bambini risposero:

“ Ubuntu … come può uno di noi essere felice se tutti gli altri sono tristi?"

UBUNTU, nella cultura Xhosa, vuol dire: ”IO SONO PERCHÈ NOI SIAMO”.

 
Marta


El Sciur Enrico

Voglio farvi conoscere un nostro  amico: è un caro ragazzo con qualche annetto sulle spalle che lavora instancabilmente per aiutare i bambini africani.

Se passate da casa sua lo troverete nel semi interrato davanti a un tavolone sul quale  ci sono  rotoli di carta, colla , legno., pennelli,  forbici e taglierini di ogni tipo ...

Riesce a fare , con una perfezione incredibile , delle bellissime scatole, portagioie, svuotatasche  il tutto rivestito con la carta di Varese.

E' felice di collaborare con la nostra associazione   regalandoci  questi suoi lavori da “certosino” .

Tali e tante sono le sue idee, le sue capacità e più di tutto la sua voglia di essere sempre giovane, sembra un vulcano in eruzione.

Grazie caro Enrico, di essere al nostro fianco in questa bella esperienza.

ti abbracciamo con affetto.

Gli Amici de Il Seme della Speranza o.n.l.u.s.

Marta

 
El Sciustrèe de Uspiàa

Caro Anselmo questo, in realtà, è il titolo di una poesia che Dante Tagliabue (lo ricordi?) ha scritto per tuo papà Mario.

Tu sei talmente conosciuto a Bollate e dintorni che ormai sei una istituzione per la nostra città!

Serietà e rispetto sono virtù che ti sono proprie perchè sono caratteristiche che appartengono agli uomini veri di tutti i tempi.

Anche la tua famiglia è un esempio di praticità e concretezza: il tuo modello non poteva dare altro che questi frutti!

Con te non occorrono tante parole. Basta uno sguardo e sei presente, basta un cenno e ti prodighi in nostro aiuto.

Grazie !

Gli Amici de Il Seme della Speranza o.n.l.u.s.


Prima che riva l’inverna e la bruta stagiun,

bisogna fa provvista
de legna e de carbun
E per spend ben i danèe
se va dal Mario Legnamèe.
Dal sciustrèe de Uspiaàa con premura
se fa la scorta de legna dura…
e tanti sach de segadura
merce che se po’ truvà in sui du pèe
dal sciur Mario Legnamèe
che de Uspiàa l’è el sciustrèe.

da: Nostalgia di Bollate di Dante Tagliabue -22 agosto 1981)

La voce



La voce


Sono qui davanti alla TV e mi sto riprendendo dall’anestesia che mi hanno propinato i media e il sistema.

Questa sera c’è la mega finale di calcio a Kiev.

Kiev: ricordate l'ex premier ucraina, Yulia Timoscenko in carcere per motivi politici? Avete visto le immagini carpite da qualche rarissimo giornalista delle azioni governative che ammazzano con iniezioni gli animali nei parchi della città? Che trascinano via i senza tetto? Avete sentito parlare della gravissima crisi di povertà assoluta in cui versano le popolazioni dell’Ucraina?

Eppure tutti zitti: c’è la finale del torneo europeo. Appena spenti i riflettori torneranno tutte le miserie e le sopraffazioni .

Qualche badante ucraina ci racconterà un’altra storia, una realtà che nessuno ha visto perché obnubilati dai latrati calcistici e forse non ci crederemo: abbiamo visto una città di plastica con il popolo murato dietro le transenne .

Anche la Polonia altro teatrino di questi campionati europei, con i suoi ricordi dolorosi dietro l’angolo. . La Polonia che conserva ancora troppo vivi questi ricordi del dopo guerra e della cortina di ferro….

I nostri calciatori miliardari hanno pianto lacrime di coccodrillo sulla soglia di Auschwitz Birkenau .Ho avuto la fortuna di vedere con i miei occhi, qualche anno fa. Di sentire con le mie orecchie i racconti della gente. Di vedere le devastazioni ancora vive nelle città e nei cuori .

Cerchiamo di guardare al di la’ della TV: alziamo le antenne, una volta per tutte.

I popoli oppressi dell’Europa e dell’Africa ci guardano e non tarderanno a giudicarci: quale sarà il loro verdetto?

                                                                                                                                                 Gabriella

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