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Immut e Melkamuj


Un anno fa, sempre in occasione di una visita straordinaria di sister Maria Regina, il gruppo di sostenitori e volontari della nostra Associazione adottava questi due bimbi a Dubbo.

Anche quest’anno il rinnovo dell’adozione è scaturito dalla serata con la Sister.

E’ ferma volontà da parte nostra non abbandonarli. Senza cure mediche, sostegno e istruzione la loro sorte sarebbe segnata: continueremo fermamente a seguirli per accompagnarli in una vita migliore.

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Cancelliamo le feste...



Cancelliamo le feste

per non ferire nessuno?



Il 19 marzo ho assistito ad una levata di scudi contro la festa del papà accusata di urtare la sensibilità di chi un papà non ce l’ha.

Stessa cosa per la festa della mamma…

Non siamo più capaci di insegnare ai nostri figli che nella vita le cose non vanno tutte come dovrebbero perché ci siamo convinti che tenerli lontani dal dolore li faccia crescere più sereni.

Invece è imparando a rialzarsi che si impara a non cadere…

E invece via la festa dei nonni, perché non soffra chi non li ha più, via la mamma, via il papà, via il crocifisso, via tutto così non si ferisce nessuno.

Con la scusa della sensibilità altrui, priviamo i nostri bambini della vita vera, rinunciamo a insegnare loro il valore autentico del rispetto dell’altro, del diverso.

Inventiamo appellativi per mascherare disagi di cui non vogliamo farci carico: i diversamente abili (per cui non creiamo servizi) le persone di colore (ma perché, non abbiamo un colore anche noi bianchi?) i migranti (che sfruttiamo).

Perché non diciamo ai nostri bambini che al mondo ci sono orfani di madre, di padre, di fratelli e di figli, i musulmani, i neri, i gay, i diversamente abili e che tutti avremmo qualcosa da festeggiare se solo imparassimo ad accoglierci?

Perché non inventiamo una festa al giorno perché ciascuno di noi abbia il suo momento di gloria?

Perché a scuola le maestre non propongono ad ognuno un lavoretto per festeggiare qualcuno a cui vogliamo bene? Quello ce l’hanno tutti.

Ai nostri figli dovremmo insegnare a camminare sui pezzi di vetro. Perché se si rompe la campana di cristallo sotto cui li abbiamo messi, rischiano di farsi male davvero.

(Laura Morali, pediatra, da Vanity Fair)

Mete turistiche ma non troppo


Mete turistiche ma non troppo:

L'Eritrea



Il nostro sogno era quello di poter visitare, l’anno scorso, la bellissima terra eritrea e raccontarvi con le nostre parole e le nostre fotografie le sue meraviglie, ma, come tutti ben sapete, il visto d’ingresso ci fu negato e allora, accontentiamoci di leggere quanto questa amica che ha avuto la fortuna di andarci ci racconta. E’ uno scritto che abbiamo trovato allegato agli auguri della nostra piccola Arsiema, che da anni abbiamo in adozione a distanza con Suor Letizia - cappuccina - ad Asmara.
                                                                                                                                                                                         Enrico e Tiziana

Mete turistiche ma non troppo: l’Eritrea

Ma chi va in vacanza in Eritrea? Io ci sono stata! Per caso, perché cercando di conciliare esigenze varie (un posto nuovo; godibile in una settimana in autunno; dove magari poter combinare subacquea e cultura; assenza di disastri, conflitti e villaggi turistici) la scelta è caduta su questo paese africano. Organizzarci non è stato ovvio, abbiamo dovuto convincere l’agenzia a cui ci appoggiavamo che eravamo pienamente consapevoli della nostra scelta, ci hanno persino chiesto di comprare la tenda in cui avremmo dormito, visto che lì Decathlon non c’è.

Nonostante di recente mi sia trovata ad affermare “Mah, quando hai visto il resto, vai in Eritrea”, mi sono poi morsa la lingua. Ogni luogo una storia da raccontare, e per noi Italiani l’Eritrea è un pezzo di storia nazionale. Una terra varia, di gente gentile. Quindi, ecco undici ragioni per andare in Eritrea:

1 - Perché il nome a questo giovane stato del Corno d’Africa, indipendente dal 1993, l’abbiamo dato noi alla fine del XIX secolo, quando questa zona divenne colonia italiana. Adesso non si incontra un turista italiano neanche a pagarlo, quindi si va veramente in vacanza!

2 - Perché Asmara, la capitale, “sa di casa”. In Eritrea gli architetti italiani si sono sbizzarriti in fantastici esempi di déco italiano, di modernismo. C’è l’edificio razionalista del Cinema Impero, con le scritte “ingresso” e “uscita” sulle porte. C’è la FIAT Tagliero, brillante esempio di architettura futurista. C’è la zona residenziale con delle villette così curate che sembra di essere a casa. Poi ti rendi conto che la vita della popolazione locale è andata avanti anche senza di noi italiani, ma il fatto che abbiano conservato gli edifici fa sentire meno “invasori”.

3 - Perché il cibo locale e il cibo italiano convivono in armonia. La “Casa degli Italiani”, ex sede governativa e militare, fa ottimi piatti di pasta. Il caffè espresso dei bar di Asmara è buono, anche se le macchine del caffè sono a dir poco vintage. Spaghetti e frittata si trovano ovunque, e di ottima qualità, negli stessi ristorantini che servono stufato di capra o injera. L’injera, che si mangia anche in Etiopia, è una specie di piadina spugnosa fatta con miscele di grano, fermentata per tre giorni prima della cottura, e poi cotta su una speciale piastra. Serve da supporto a carne, verdure ed intingoli vari, e si mangia con le mani. Va provata, ma la piadina è un’altra cosa…

4 - Perché si prega e si parla di tutto. Nove etnie convivono pacificamente in un unico stato. A Keren, crocevia di genti e culture, il muezzin accompagna l’arrivo del tramonto e gli uomini in caftano e turbante di ritorno dal souk. Ad Adi Keyh, nel freddo delle montagne a 2500m, una processione di fedeli copti ci ha dato il buongiorno alle quattro del mattino. Spesso l’italiano torna più utile dell’inglese, specialmente con le persone anziane. Vita facile per i meccanici immigrati, le parti delle auto si chiamano tutte in italiano!

5 - Per percorrere la “strada degli italiani”, da Asmara a Massawa, più di 100km, con curve e tornanti, in mezzo alla foresta. Dalla strada si vede la ferrovia, anche questa costruita dagli italiani, che dovrebbe tornare in funzione.

6 - Perché se non ci vai tu, a Massawa non ci sono turisti. Ti è mai capitato di poter scegliere la stanza in un hotel a cinque stelle (africane…) completamente vuoto? Antica città araba, poi portoghese, turca, egiziana, italiana, inglese, etiope…Doveva essere un porto ricco e pieno di vita, sulle meravigliose sponde del Mar Rosso. Oggi è un’affascinante città fantasma, con bellissimi edifici sfregiati dalle bombe dell’ennesima guerra, addormentata sotto il sole rovente. Come consolazione c’è il ristorante Luna, con le sue patatine fritte tagliate a mano e i gustosissimi fish fingers (la versione originale dei bastoncini Findus).

7 - Per giocare a Robinson Crusoe alle isole Dahlak. Forse 300 isole, solo 3 o 4 abitate, quasi la metà senza nome. Isole aride, senza acqua dolce, attorno a cui la tua barchetta (due turisti e tre accompagnatori, serviti e riveriti!) è l’unico mezzo da diporto. Pianti la tenda in riva al mare, fai immersioni in queste acque bollenti ricche di vita, e poi per cena spaghetti al sugo di pesce e pesce alla griglia (ma se il capitano non pesca, son patate lesse e pomodori). E poi al mattino shopping sull’isola di Dissei! Solo collane di conchiglie, però.

8 - Per farsi una foto davanti al sicomoro gigante, sulla via per Dekemhare. Maestosi alberi, vecchi di 300 anni, raffigurati anche sulla banconota da 5 nafka (mezzo euro, anche meno) , fanno pensare allo spirito di questo Paese: nonostante tutto, resisto.

9 - Perché l’acconciatura delle donne eritree dà risalto ai loro zigomi alti e ai loro bellissimi occhi. Fronte scoperta, capelli intrecciati schiacciati sul cranio che si aprono poi in un cespuglio selvaggio sulla nuca. Grossi orecchini e leggerissime sciarpe in cotone bianco completano il look.

10 - Per visitare Qohaito, a 2700m, area axumita e pre-axumita (primo millennio) improvvisamente scomparsa dalle cronache dell’epoca dopo il VI secolo. Gli scavi sono iniziati da poco, ma già meritano una visita. Pare ci fosse anche una casa della regina di Saba, che però aveva dimora anche sull’altra sponda del Mar Rosso, in Yemen. Realtà o leggenda, le montagne a Qohaito tolgono il fiato, e ricordano il vicino Yemen. Percorrendo poi a piedi una meravigliosa strada sulla montagna si arriva ai graffiti di Adi Alauti, grotte pitture di uomini e animali rossi e bianchi.

11 - Per mille altre ottime ragioni. E perché forse una maggior attenzione internazionale aiuterà questo paese così fiero ad uscire dal suo isolamento politico e dalla crisi economica derivata dai conflitti con l’Etiopia.

(fonte L’undici)

Maria, donna feriale



Maria, donna feriale (Don Tonino Bello)





Santa Maria, donna feriale, forse tu sola puoi capire che questa nostra follia di ricondurti entro i confini dell' esperienza terra terra, che noi pure viviamo, non è il segno di mode dissacratorie.

Se per un attimo osiamo toglierti l'aureola, è perché vogliamo vedere quanto sei bella a capo scoperto.

Se spegniamo i riflettori puntati su di te, è perché ci sembra di misurare meglio l'onnipotenza di Dio, che dietro le ombre della tua carne ha nascosto le sorgenti della luce.

Sappiamo bene che sei stata destinata a navigazioni di alto mare. Ma se ti costringiamo a veleggiare sotto costa, non è perché vogliamo ridurti ai livelli del nostro piccolo cabotaggio. È perché, vedendoti così vicina alle spiagge del nostro scoraggiamento, ci possa afferrare la coscienza di essere chiamati pure noi ad avventurarci, come te, negli oceani della libertà.

Santa Maria, donna feriale, aiutaci a comprendere che il capitolo più fecondo della teologia non è quello che ti pone all'interno della Bibbia o della patristica, della spiritualità o della liturgia, dei dogmi o dell'arte. Ma è quello che ti colloca all'interno della casa di Nazaret, dove tra pentole e telai, tra lacrime e preghiere, tra gomitoli di lana e rotoli della Scrittura, hai sperimentato, in tutto lo spessore della tua naturale femminilità, gioie senza malizia, amarezze senza disperazioni, partenze senza ritorni.

Santa Maria, donna feriale, liberaci dalle nostalgie dell'epopea, e insegnaci a considerare la vita quotidiana come il cantiere dove si costruisce la storia della salvezza.

Allenta gli ormeggi delle nostre paure, perché possiamo sperimentare come te l'abbandono alla volontà di Dio nelle pieghe prosaiche del tempo e nelle agonie lente delle ore.

E torna a camminare discretamente con noi, o creatura straordinaria innamorata di normalità, che prima di essere incoronata Regina del cielo hai ingoiato la polvere della nostra povera terra.

La new entry






La new entry






Cara Valeria non vogliamo far parte della schiera di coloro che ti hanno detto, il 31 dicembre fatidico, “ma quanto sei fortunata, ma quanto ti invidiamo”…

Noi, sinceramente, eravamo in attesa di vederti libera dagli impegni di lavoro per dedicarti all’Associazione!

Non ci hai deluso: con la tua discrezione e quieta presenza hai subito dimostrato come non occorre fare mosse eclatanti per collaborare, come basta mettere a disposizione le proprie capacità con umiltà per dare aiuto.

E se la lontananza crea un po’ di problemi, pazienza, si troverà una soluzione anche a quello.

Buona pensione!

Gli Amici de Il Seme della Speranza o.n.l.u.s.

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