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NOTIZIE dall'AFRICA

Giuseppe in Etiopia

Giuseppe dall'Etiopia - 23 Aprile 2015

Appunti di missione

Lutto in Etiopia


 

Proprio dall'Etiopia, dove mi trovo, apprendo la notizia dell'ennesima atrocità commessa dagli islamisti.
Piangiamo e preghiamo per queste nuove vittime etiopi (e per la continua ecatombe di migranti che annegano nel Mediterraneo), sacrificate da chi brandisce motivazioni religiose (o pseudo religiose) per i propri meschini interessi di potere.
Sacrificate anche dai governi occidentali, ipocriti e conniventi con chi finanzia questi eserciti (Daesh, Shabab, Boko haram), equipaggiati e pagati profumatamente con i petroldollari.
L'Etiopia e' uno dei pochi paesi d'Africa dove la convivenza tra cristiani e mussulmani é sempre stata positiva.
E forse é proprio per questo che si é colpito: per destabilizzare questo paese fondamentale per gli equilibri, non solo africani.

Giuseppe Luca

Giuseppe in Etiopia

Giuseppe dall'Etiopia - 18 aprile 2015

Appunti di missione

Compulsività


 


L'Italia s'e' desta?
Non sembra...
Eppure qui, e non é un immagine, gli italiani si distinguono per disponibilità, estro, umanità, generosità ed intelligenza, la cui sua prima forma é la capacita' di adattamento (che non é affatto scontata in questa terra martoriata da povertà ed ingiustizie).
Eppure é cosi'...
Certo non mi trovo ad Ibiza, e gli italiani qui (a parte i religiosi, ma quelli sono di un'altra qualità ancora), sono in prevalenza  medici, infermieri, cooperanti, volontari, operatori di ONG, insomma gente con le palle.
Ma non basta, forse c'é dell'altro: perché pare, da testimonianze raccolte anche dal sottoscritto, che questi stessi italiani, che qui danno lustro, in Italia succede spesso che non trovino spazi, che non riescano ad esprimersi granché.
Che ci sia nel bel (?) paese un problema (che sia di un sistema in corto-circuito?), par evidente ormai anche ai più disattenti osservatori; tra questi non si può annoverare ovviamente un profondo intellettuale come Paolo Rumiz, che nel suo bel libro "Il Bene Ostinato", un resoconto di un suo viaggio al seguito dell'ONG Cuamm-Medici Con L'Africa, già qualche anno fà, narrava la testimonianza di due milanesi, lei medico, lui infermiere (proprio di Milano, la città della moda e degli aperitivi alla moda) che, pur abitando a pochi passi l'una dall'altro, ma ignoratisi puntualmente, per conoscersi a fondo (e poi innamorarsi, e poi avere dei figli), hanno dovuto "ritrovarsi ed incontrarsi" nel bel mezzo della giungla africana, in una missione...
Cupido il manto stellato?
Chissà... forse... anche...
ma...non é che a Milano, lui era compulsivamente intento a watsappare (si scrive così?), mentre lei lo era ad imprecare quotidianamente contro il Mondo, perché stipata come una sardina sui mezzi pubblici, oppure perché girava sola, sulla sua lucida macchinina, per decine e decine di minuti, in mezzo al traffico, tentando di avvistare un parcheggio?

Giuseppe Luca

Giuseppe in Etiopia

Giuseppe dal
Sud dell'Etiopia

Appunti di missione - 7

Buona Domenica dall'Africa


La scrissi mesi fà... la ripropongo: l'intento non è il giudizio, ma la coscienza...

BUONA DOMENICA DALL'AFRICA!

Buona Domenica a tutti quelli che oggi litigherranno per il menù domenicale, ed a  tutti quelli che si spazientiranno, nello scegliere quale, tra i tanti, vestito indossare.

Buona Domenica a tutti quelli che oggi esulteranno, per la vittoria della propria squadra, o si deprimeranno, per la sconfitta calcistica, stravaccati su un comodo divano.

Buona domenica agli speculatori della finanza, che affama milioni di persone, ed a quegli imprenditori, che sfruttano la manodopera dei tanti disperati.

Buona Domenica agli egoisti, e buona Domenica a tutti quelli che, anche oggi, si chiuderanno nelle loro  piccole certezze.

Buona domenica da me, pioniere in questo posto selvaggio, dimenticato dall’uomo.

Buona Domenica da Sister Adelaide, superiora nella missione delle suore di Madre Teresa Di Calcutta, qui a Jimma, attaccata con fermezza a questa terra africana, da sei anni, ma soprattutto attaccata strenuamente al cielo, con la preghiera e con lo spirito.

Buona Domenica da questa terra così difficile, ma così viva, immersa in una natura potente e rigogliosa, dove, indiscussa, rimane unica la sua regola suprema: quella della sopravvivenza.

Ma, soprattutto, buona Domenica dagli affamati, dai bimbi denutriti.

Buona Domenica da quel ragazzino sorridente alla vista di un “ferenji” (straniero, uomo bianco), a cui ieri hanno curato una ferita, tanto profonda, da far vedere nitidamente il bianco dell’osso, senza che lui desse alcun segno di sofferenza o di lamento (già, qui la soglia di sopportazione del dolore è infinitamente più grande di quella di noi occidentali).

E buona Domenica agli ipocriti che, invocandolo, chiederanno “dov’è Dio?”,  facendo finta di non vedere che qui -  dove le persone muoiono perché mancano gli antibiotici, perché piccole infezioni non possono essere curate, qui in questo campo di battaglia, di guerra - a mancare è l’uomo.

Giuseppe Luca

Giuseppe in Etiopia

Giuseppe dal
Sud dell'Etiopia


Appunti di missione - 8

Ho camminato...



Scrivo da Arba Minch, dove mi trovo adesso, esattamente dalla stessa veranda dell'hotel (ora qui funziona il wi-fi), in cui soggiornò il grande scrittore Kapuscinski. Stò ammirando lo straordinario tramonto sui laghi Abaya e Chamo, sulla Rift Valley... e sto' pensando al cammino...

A quello dell'uomo, iniziato proprio qui, milioni di anni fà, ed al mio personale: un cammino a volte appesantito, a volte leggero, spesso solitario, lontano da conquiste di sorta. Un cammino tenace, inquieto... che non ha mai permesso che mi omologassi troppo.

Essere riuscito a salvaguardare dignità ed autenticità, senza cedere troppo ad un conformismo che appiattisce: questo, mi pare, il mio più importante obbiettivo.

Ho camminato al fianco di poveri uomini, vittime sacrificali, sotto muri artificiali, costruiti da carnefici e vanitosi, in guerra e bellicosi.

Ho camminato al fianco di madri appesantite da fascine raccolte in giungle africane, da bruciare per i propri piccoli da scaldare.

Ho camminato, come un elemosiniere, al fianco di bimbi scalzi, in me confidenti, ovunque sorridenti.

Ho camminato su terre rosse selvagge, sui campi imbruniti d'autunno, su manti invernali silenziosi ed innevati.

Ho camminato al sorgere del sole assicurato alle spalle di mio padre, sotto il sole d'Agosto stretto alla sottana di mia madre, lavandaia alla fontana, in una valle lontana.

Ho camminato all'imbrunire, in cerca di un amore da ridire.

Ho camminato come un padre, cercando una rotta sicura.

Ho camminato come un figlio, seguendo orme calcate dai giganti che mi han preceduto, ho camminato sentendo lieve lo spirito.

Ho lasciato tracce  sul mio sentiero, ho trovato traccia su ogni terra calpestata, in ogni rigore di padre, in ogni sguardo di grazia di madre, in ogni innocenza di bambino.

Ho trovato più tracce di misericordia e di amore, che tracce di odio e di rancore.

Raccolgo speranza, certezza che nulla e' vano, che val la pena partire, per poi tornare e ripartire, aprendo nuove tracce, custodendo quelle nuove che troverò su sentieri ripidi e duri, per costruire ponti che sorvolino i muri.

Giuseppe Luca

Giuseppe in Etiopia

Giuseppe dal
Sud dell'Etiopia



Appunti di missione - 6

Rientro a Jimma



Rientrato a Jimma dopo quattro giorni passati nella regione del Kafa.

Ci vorrà tempo per rielaborare l'esperienza, che più di missione, è stata una vera e propria esperienza da esploratore.

Dura arrivarci (più di 6 ore di cammino a piedi ed a cavallo, su mulattiere scoscese e fangose, per arrivare a Dekkia (? villaggio che non troverete su nessuna mappa), durissima permanervi, dura rientrare a Bonga (la cittadina piu' vicina... questa la troverete sulle mappe...), un'esperienza che per i nostri canoni occidentali, si definirebbe estrema.

Arrivare a Dekkia è come raggiungere una Machu Picchu esistente, ancora in vita, abitata da una comunità che vive in stato primordiale, la cui alimentazione è esclusivamente composta da teff, con cui producono injera ed una specie di birra, caffè, miglio, granoturco, frumento, orzo, fave, uova e carne solamente due-tre volte l'anno, nelle ricorrenze festive.

Vivono di pastorizia e di agricoltura, barattando quello che producono.

Non c'è energia elettrica, non c'è acqua corrente, non conoscono le telecomunicazioni, non hanno telefoni, internet non sanno nemmeno cosa sia.

L'unico supporto lo fornisce la chiesa cattolica, con un sacerdote locale che celebra messa nella Chiesa, e prova, come una goccia nell'oceano, a sostenere quella comunità poverissima.

Si ammalano frequentemente di malattie alla pelle, ma non muoiono di fame, tanto meno di tumore.

Le donne partoriscono mediamente 9-10 figli.

Mortalità alla nascita molto alta, in tutta l'area (grande come tutta la provincia di Milano, o forse più) c'è una sola clinica di un ONG Svizzera che (ovviamente) non ha personale in loco.

Nelle comunità c'è violenza, e molti abusi sulle donne, ma sicuramente appare come una  società molto meno squilibrata, rispetto ad altre realtà dove la sperequazione estrema tra ricchi e poveri causa molta più violenza.

Impossibile che un'occidentale possa rimanervi in quella zona, se non per brevi periodi.

Chi nasce nei conforti occidentali, lì, in quell'ambiente, risulta essere un corpo estraneo, che viene espulso facilmente.

C'è una natura selvaggia, straordinariamente bella e vergine.

Ed ho visto il più bel cielo stellato della mia vita.

Sulla strada verso Bonga, io ed il sacerdote, siamo stati fermati da un'uomo che credendo fossi un medico, chiedeva soccorso, invitandoci ad entrare nella sua capanna: sua moglie era morta di parto, il piccolo era ancora vivo, ma non abbiamo potuto far niente per lui. Troppo lontana la strada asfaltata dove avevamo lasciato il fuoristrada (avevamo almeno ancora 4 ore di cammino), troppo lontana la clinica...

Alla vista del fuoristrada e dell'asfalto, quindi del ritorno alla civiltà, ero euforico.

Sulla strada del rientro un'altro padre ci chiedeva soccorso per il figlio, probabilmente ammalato di malaria. Li abbiamo caricati e lasciati davanti all'"ospedale" di Bonga.

Forse dovremmo rivedere alcune facili illusioni sul primitivismo, essere fuori completamente dalla civiltà è un male.

Jimma, che pure è una città poverissima, ed a rischio islamismo (il Wahabismo con i petroldollari dei paesi del Golfo cresce enormemente) mi sembra ora una cittadina confortevole.

Confortevole fare la doccia con un filino d'acqua, confortevole navigare in internet con una connessione lentissima, confortevole avere la corrente elettrica, che pure ogni tanto,manca.

Stanco fisicamente, ma pienamente energico nel fisico e nell'anima, con una "tintarella" da far invidia ai turisti dei miglior villaggi, e carico di miele e caffè naturalissimi e squisiti.

Giuseppe Luca

Guarda qui sotto alcune immagini inviateci da Giuseppe:
 

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